È attesa per il 18 dicembre la sentenza sul gen. Michael Flynn, consigliere per la Sicurezza Nazionale del Presidente Trump dal 20 gennaio al 13 febbraio 2017. Su Flynn pende un solo capo d’accusa: aver mentito all’FBI sul contenuto di alcune discussioni perfettamente lecite avute prima della nomina con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti. Già prima che sia pronunciata – se mai vi sarà – la sentenza sta togliendo il sonno all’inquirente speciale Robert Mueller. Il capo del collegio giudicante, Emmet Sullivan, ha ordinato a Mueller di consegnare documenti pertinenti al patteggiamento di Flynn, chiesto il primo dicembre 2017 dopo mesi di inchiesta e molestie da parte dell’FBI. Sullivan deve giudicare se l’alto ufficiale in congedo sia stato deliberatamente intrappolato dall’FBI. In un caso precedente, lo stesso giudice aveva ribaltato il verdetto di colpevolezza dell’ex senatore Ted Stevens sulla base di condotta deliberatamente scorretta da parte del governo e dell’FBI.

Benché Sullivan abbia richiesto tutti i documenti pertinenti al colloquio tra Flynn e l’FBI nel gennaio 2017 che portò all’accusa di aver dichiarato il falso, Mueller ne ha consegnati solo due: un promemoria dell’ex vicedirettore dell’FBI (poi licenziato) McCabe, che organizzò l’incontro, e il cosiddetto Modulo 302, che deve essere riempito entro cinque giorni. Tipico della tattica di Mueller, il 302 consegnato fu redatto sei mesi dopo il colloquio, possibilmente perché nell’originale gli autori, compreso quel Peter Strzok caduto in disgrazia, affermavano che Flynn non avesse mentito deliberatamente!

Lo stesso Mueller lo fa capire quando afferma che gli agenti “ebbero l’impressione all’epoca che l’accusato non mentisse o non pensasse di mentire”. E tuttavia l’inquirente speciale ha concluso che Flynn abbia mentito e che le circostanze delle affermazioni siano irrilevanti. Tra le suddette circostanze è quella che fu detto a Flynn che non fosse necessaria la presenza di un legale.

Vi sono molti altri dettagli del caso che dimostrano i modi scorretti usati da chi sta dando la caccia a Trump, compresa l’intercettazione di una telefonata tra Flynn e l’ex ambasciatore russo Kisljak; l’aver identificato in chiaro il nome di Flynn nei brogliacci delle intercettazioni e la loro consegna al Washington Post. La telefonata di Flynn a Kisljak non era illegale e gli altri due punti sono reati commessi da funzionari della squadra di intelligence di Obama.

Gli altri sgradevoli aspetti della tattica di Mueller includono la minaccia di ridurre Flynn sul lastrico per i pesanti costi della difesa, oltre a quella di aprire una procedura contro il figlio se non avesse deciso di patteggiare. Infatti, Flynn ha ammesso di aver patteggiato per proteggere la famiglia.

Perché se la sono presa con Flynn sin dall’inizio? In primo luogo perché condivideva l’opinione di Trump che sarebbe stato meglio avere la Russia come amica invece che avversaria. In secondo luogo, quando era capo della Defense Intelligence Agency, si schierò contro l’appoggio dato dall’Amministrazione di Obama ai terroristi in Siria e fu cacciato per quel motivo. Non v’è dubbio che Flynn è stato preso di mira e intrappolato dall’FBI, ma non è chiaro se il giudice Sullivan si comporterà onorevolmente e denuncerà questo esempio sfacciato di cattiva condotta governativa.