Mentre 1,4 milioni di persone (quasi tutti giovani) manifestavano per le strade tedesche venerdì 20 settembre, il “gabinetto sul clima” della Cancelliera Angela Merkel approvava un piano di azione che si propone di fungere da modello per il resto del mondo. Ma è improbabile che i numerosi Paesi che hanno optato per lo sviluppo dell’energia nucleare come la migliore fonte di energia seguiranno la marcia di Berlino verso il vicolo cieco delle “rinnovabili”. I costi esorbitanti della transizione nell’era non nucleare e non fossile in Germania, che già inghiottono 26 miliardi di Euro all’anno di sussidi statali, sono un chiaro deterrente per gli altri Paesi.
Mentre, inoltre, il piano di azione non tutelerà il clima, sicuramente renderà la vita molto più costosa. I contribuenti dovranno pagare altri 50 miliardi di Euro nei prossimi anni per finanziare i sussidi previsti da alcune delle misure decise dal “gabinetto sul clima” (composto dalla Cancelliera Merkel e dai Ministri di Ambiente, Finanze, Economia, Agricoltura, Trasporti ed Edilizia abitativa).
I consumatori privati dovranno pagare l’aumento dei prezzi della benzina e del gasolio, i SUV verranno tassati molto più delle altre auto, l’industria automobilistica sarà costretta a rispettare la quota di produzione di eco-auto, aumenteranno i prezzi dei biglietti d’aereo e le bollette del riscaldamento e gli effetti del cosiddetto “carbon pricing” si sentiranno su tutti i prodotti. Industrie e utenze saranno costrette ad acquistare dei certificati per compensare la loro produzione di emissioni di CO2 – la versione moderna della vendita delle indulgenze.
Il ragionamento dietro tutto ciò è che l’aumento dei prezzi incentiverebbe le persone a vivere e produrre in modo “più sostenibile”. Anche se non è prevista una vera e propria tassa sulla CO2, la vendita di certificati, che verrà gestita da banche e compagnie di assicurazione, arriverà a centinaia di miliardi di Euro.
Gli impianti di riscaldamento a gasolio verranno banditi dal 2026, e gli impianti ad altri carburanti dovrebbero essere co-finanziati per il 40% dei costi di installazione con un meccanismo simile a quello degli edifici a basse emissioni. Oltre al decreto sull’uscita dall’energia nucleare nel 2022 e dalla filiera del carbone nel 2035-2038, il governo tedesco vuole aumentare il co-finanziamento per l’installazione di altri impianti fotovoltaici ed eolici. Ci sarà una corsa ben orchestrata verso decine di miliardi di investimenti in progetti “sostenibili” che garantiranno enormi profitti alla “finanza verde”.
Ma come si è visto con le imprese solari ed eoliche, incapaci di sopravvivere senza massicci sussidi dello Stato, questa folle bolla verde si rivela molto volatile e l’opposto di “sostenibile”. Quanto alle emissioni di CO2, non dimentichiamoci che l’economia tedesca è responsabile solo del 2% delle emissioni a livello mondiale…