Dato che i media ci raccontano quasi esclusivamente le uscite più rozze di Donald Trump, come quella di costruire un muro sul confine col Messico per “tenere fuori gli stupratori”, o le sue guerre contro gli oppositori su Twitter.com, si potrebbe giungere alla conclusione che la sua elezione sia il risultato del fatto che piace agli americani ignoranti, soprattutto “i bianchi arrabbiati”.

Invece, da quando è stato eletto, Trump si è impegnato nel tentativo di dare un volto alla sua presidenza con una serie di manifestazioni di “ringraziamento” in cui arringa la folla negli Stati in cui ha vinto. A quanto pare, egli intende continuare a mobilitare i sostenitori in previsione delle reazioni negative dell’establishment alla sua agenda. Visto che di questi interventi non parlano i giornali, ne daremo alcuni stralci, per comprendere come mai molti americani li considerino “una ventata di aria fresca”.

Il primo dicembre a Cincinnati, in Ohio ha detto: “Uno dei motivi per cui siamo così divisi oggi è che il governo non è stato capace di proteggere gli interessi dei lavoratori americani e delle loro famiglie, facendo in modo che ci considerassimo come gruppi distinti e non come un tutto unito… i politici di Washington hanno dimenticato come si risponde all’interesse nazionale, che unisce le capacità e i talenti del nostro popolo in una causa comune… ma questo sta per cambiare”.

“La gente dice costantemente a me e a voi che dovete ridurre le vostre aspettative. Sono degli sciocchi… tutto quello che vogliamo per il nostro paese ora è possibile… È giunto il momento di sbloccare il potenziale di milioni di americani lasciati ai margini, i loro talenti inutilizzati, i loro sogni non realizzati e le loro aspirazioni dimenticate”.

Dopo aver descritto il suo impegno a ricostruire le infrastrutture del Paese, Trump ha affrontato il tema della politica strategica, dicendo:

“Promuoveremo una nuova politica estera, che finalmente apprenda dagli errori del passato. La smetteremo di rovesciare regimi e governi. Il nostro obiettivo è la stabilità, non il caos”.

Trump è tornato sul tema il 7 dicembre parlando a Fayetteville, nella Carolina del Nord, con il ministro della Difesa designato, il Gen. James Mattis, al suo fianco. “La smetteremo di cercare di rovesciare regimi stranieri di cui non sappiamo alcunché, e in cui non dovremmo ingerire. Questo ciclo distruttivo di interventi e caos deve giungere alla fine”. Ha sottolineato che “vogliamo rafforzare vecchie amicizie e cercarne delle nuove… cerchiamo l’armonia e la buona volontà tra le nazioni del mondo”.

Nell’Ohio Trump ha sfidato il pubblico a “unirsi a me in questo prossimo capitolo di un movimento incredibile e senza precedenti… mentre lavoriamo per la prosperità a casa nostra, per la pace all’estero, e per nuove frontiere nella scienza, la tecnologia e lo spazio… il copione non è ancora scritto. Non sappiamo quale sarà la prossima pagina che leggeremo, ma sappiamo che le pagine verranno scritte da ciascuno di voi… ho parlato di un grande movimento, ma siete voi il movimento, io sono solo il messaggero”.