Nel febbraio di quest’anno, il governo svizzero ha adottato le sanzioni dell’UE contro la Russia, rompendo così una tradizione di neutralità in politica estera che durava da 500 anni. Una conseguenza di questa scelta è che la Svizzera non è più in grado di mediare nel conflitto o di offrire una sede per i negoziati. La stragrande maggioranza della popolazione svizzera, al contrario, è favorevole al mantenimento della neutralità ed è stata lanciata un’iniziativa per un referendum popolare sulla questione, con un’alta probabilità di successo.

Ogni anno il governo commissiona un sondaggio d’opinione sui temi di sicurezza. Lo scorso febbraio, poco prima della guerra in Ucraina, il sostegno alla neutralità in politica estera e di sicurezza era altissimo, al 97%, un punto in più rispetto all’anno precedente. Un sondaggio supplementare commissionato a giugno ha mostrato che il sostegno era diminuito, come logica conseguenza del bombardamento mediatico sulla guerra. Tuttavia, l’89% della popolazione era ancora favorevole al mantenimento della neutralità, una percentuale ancora molto alta (Cfr. https://www.newsd.admin.ch/newsd/message/attachments/72460.pdf, p. 29).

Tra il primo e il secondo sondaggio, in marzo, il leader storico del Partito Popolare Svizzero (SPP) Christoph Blocher (foto) ha annunciato un’iniziativa referendaria, chiamata “Pro Souveräne Schweiz” (PSS – Per una Svizzera Sovrana), volta ad introdurre nella Costituzione svizzera una clausola che renda formalmente le sanzioni una violazione della neutralità. Alla luce dei sondaggi, il referendum ha alte probabilità di successo, ma potrebbe richiedere molto tempo. Secondo la legge svizzera, per avviare un referendum popolare è necessario raccogliere 100.000 firme entro un massimo di 18 mesi. L’SPP ha previsto di iniziare la raccolta delle firme a partire dall’8 novembre. Una volta presentate alle autorità, il governo (Bundesrat) e il Parlamento (Nationalrat e Ständerat) devono deliberare. Se si oppongono, possono presentare una controproposta, che ritarderebbe l’iniziativa fino a tre anni e mezzo.

Questo, tuttavia, metterebbe i rappresentanti eletti del Paese contro la stragrande maggioranza degli elettori. Una volta iniziata la raccolta delle firme, la velocità con cui verrà raggiunto l’obiettivo confermerà il sentimento generale della popolazione. Ciò sarà visibile già nelle prime settimane della campagna e invierà un segnale politico a Berna e a tutte le capitali europee.