Il 22 marzo oltre duecentomila dipendenti pubblici, lavoratori delle ferrovie, studenti, infermieri, insegnanti, controllori di traffico aereo e molti altri, sono scesi in piazza in Francia per protestare contro le riforme sociali ed economiche del governo. Solo a Parigi sono scesi in piazza 50.000 manifestanti, ma anche le altre manifestazioni in centottanta città hanno avuto un seguito maggiore di quello che ci si aspettava. La data del 22 marzo è stata scelta deliberatamente per ricordare l’avvio delle proteste nazionali del 1968, che portò agli scioperi più imponenti della storia francese e alle famose battaglie di strada tra polizia e studenti cinquant’anni fa.

Questa volta, per condurre le proteste senza paralizzare l’intera economia, a partire dal 2 aprile i sindacati lanceranno una serie di scioperi a scacchiera (2 giorni su 5), che continueranno fino al 28 giugno. Essi denunciano il fatto che il governo Macron-Philippe intende eliminare ciò che resta dei servizi pubblici e delle tutele sociali. La popolazione è divisa: la maggioranza ritiene che le riforme siano inevitabili e necessarie, anche se sostiene coloro che si oppongono ad esse.

Nello stesso modo con cui le riforme del lavoro sono state imposte per decreto il settembre scorso, la riforma del sistema ferroviario verrà imposta senza un vero dibattito in Parlamento. Sotto attacco è soprattutto il regime sociale dei dipendenti delle ferrovie. Nel corso degli anni, dopo lunghe battaglie sindacali, i dipendenti delle ferrovie sono riusciti a ottenere qualche tutela come compensazione per orari di lavoro durissimi, anche nei week-end e durante le feste, e pagati malissimo: non possono essere licenziati e viene loro consentito il prepensionamento, anche se non con la pensione piena.

Tuttavia, le privatizzazioni proposte dal governo non daranno gli effetti sperati. Un esperto di ferrovie, citato dal giornale francese Capital, ha rilevato che se tutti questi lavoratori venissero pagati in base agli standard del settore privato, i costi sarebbero molto più alti di oggi. Si noti anche il fatto che il miglior sistema ferroviario resta quello svizzero, gestito al 100% dallo Stato.

I prossimi a finire sul patibolo dopo il sistema ferroviario sono l’assegno di disoccupazione e il sistema pensionistico. L’ex candidato presidenziale Jacques Cheminade (nella foto) e una delegazione del suo partito, Solidarité et Progrès, hanno partecipato alla manifestazione di Parigi distribuendo volantini in cui denunciano le cosiddette riforme come una sottile maschera per le privatizzazioni dei servizi pubblici e l’abolizione degli ammortizzatori sociali. Il sistema sociale francese si basa sulla nozione di solidarietà. Tutti i francesi pagano contributi sociali proporzionali al proprio reddito e ricevono in cambio una rete di salvataggio sociale. Citando il preambolo della Costituzione francese, il volantino sottolinea che la politica di Macron è anticostituzionale.
Cheminade ricorda anche che nel 2013 consigliò pubblicamente a Macron, allora consigliere del Presidente Hollande, di respingere le raccomandazioni di JP Morgan, che in una nota confidenziale invitava i Paesi dell’Eurozona a cambiare le Costituzioni adottate dopo la seconda guerra mondiale, che incorporano i diritti fondamentali dei cittadini. Oggi Macron deve scegliere: sarà il Presidente dei francesi o il Presidente delle banche?