I media occidentali presentano la popolazione israeliana come solidamente unita dietro il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. I media israeliani, al contrario, almeno alcuni di essi, hanno dato voce all’intensa indignazione che serpeggia nel paese verso il governo, accusato di aver deliberatamente creato le condizioni per provocare di nuovo la guerra con Hamas. Ecco alcuni esempi.
* Dmitry Shumsky è titolare della cattedra Goldstein di Storia del sionismo e del “Nuovo Yishuv” presso l’Università Ebraica. “Perché Netanyahu ha voluto rafforzare Hamas?” è il titolo di un suo articolo pubblicato su Ha’aretz l’11 ottobre. Egli fa risalire le radici dell’assalto “ai cittadini israeliani da parte dei falangisti nazionalisti islamici dalla prigione di Gaza” al periodo in cui Benjamin Netanyahu fu Primo Ministro di Israele per la seconda volta, nel 2009. Da allora, “Netanyahu ha sviluppato e fatto progredire una dottrina politica distruttiva e distorta, secondo la quale il rafforzamento di Hamas a spese dell’Autorità palestinese sarebbe stato un bene per Israele. Lo scopo della dottrina era quello di perpetuare la frattura tra Hamas a Gaza e l’Autorità Palestinese in Cisgiordania. In questo modo si sarebbe preservata la paralisi diplomatica e si sarebbe eliminato per sempre il “pericolo” di negoziati con i palestinesi sulla divisione di Israele in due Stati, con l’argomento che l’Autorità palestinese non rappresenta tutti i palestinesi”.
* Nell’editoriale di apertura dell’8 ottobre, intitolato “Netanyahu è responsabile della guerra tra Israele e Gaza”, Ha’aretz afferma che l’attuale disastro “è la chiara responsabilità di una sola persona: Benjamin Netanyahu”. Questi viene accusato di non aver “identificato i pericoli in cui stava consapevolmente conducendo Israele quando ha istituito un governo di annessione ed espropriazione… abbracciando una politica estera che ignorava apertamente l’esistenza e i diritti dei palestinesi”. La redazione sottolinea che quando Netanyahu è diventato Primo Ministro per la terza volta nel dicembre 2022, ha iniziato “a compiere passi evidenti per l’annessione della Cisgiordania, per attuare la pulizia etnica in parti del settore C definito da Oslo… Questo ha incluso anche una massiccia espansione degli insediamenti e il rafforzamento della presenza ebraica Monte del Tempio, vicino alla Moschea di Al-Aqsa, oltre a vantarsi di un imminente accordo di pace con i sauditi in cui i palestinesi non avrebbero ottenuto nulla, e a parlare apertamente di una ‘seconda Nakba’ [l’espulsione nel 1948 di centinaia di migliaia di palestinesi dalle loro terre] nella sua coalizione di governo”.
* Shelly Yachimovich è l’ex presidente del Partito laburista israeliano ed ex leader dell’opposizione alla Knesset. Ha scritto su Yediot Ahronot (10 ottobre): “Netanyahu è il principale responsabile del terribile disastro che ci sta colpendo ora”. Ha elencato i crimini di cui è responsabile il Premier, tra cui quello di aver “foraggiato Hamas e di averla inondata di ogni bene, come nessun leader prima di lui aveva fatto, e tutto per indebolire, inaridire e deteriorare l’Autorità Palestinese e il suo leader, forse l’ultimo leader palestinese pragmatico e non fondamentalista con cui era possibile raggiungere un accordo. Colpevole di non aver mai formulato una strategia per risolvere il sanguinoso conflitto con i nostri vicini… Netanyahu deve andarsene”.
* Sever Plocker, (foto) direttore di Yediot Ahronot, il più diffuso quotidiano israeliano, ha intitolato il suo articolo del 10 ottobre “Netanyahu e le sue schiere messianiche devono andarsene”. Egli accusa il governo di aver fallito “in ogni modo” con la sua “catastrofica e perversa lista di priorità”, tra cui la concentrazione quasi totale sulla controversa normativa giudiziaria e la capitolazione “alle richieste finanziarie e politiche dei suoi membri ultraortodossi”. Il governo e il suo primo ministro “non hanno avuto tempo, volontà o interesse a occuparsi dell’economia, dei problemi sociali, dell’istruzione, della salute o della sicurezza di Israele. Sì, sicurezza…. Questo vergognoso fallimento può portare a una sola conclusione, indipendentemente dalle opinioni politiche: Basta! Andatevene!”. La “coalizione” di Netanyahu e i suoi sostenitori devono andarsene…. Dovrebbero andarsene, con la testa china per la vergogna e uscire di scena. Prima è meglio è.”