Anche se Joe Biden ha fatto appello all’unità nazionale nel suo discorso di insediamento del 20 gennaio, i suoi alleati nel Congresso e nel Partito Democratico e i suoi sostenitori negli enti governativi e nei media chiedono una politica di terra bruciata contro l’opposizione, il che include gli oltre 74 milioni di elettori che hanno votato per Donald Trump. Biden ha firmato più di 30 decreti in tre giorni, la maggior parte dei quali annullano atti del suo predecessore alla Casa Bianca. Allo stesso tempo, è in corso un tentativo di demonizzare Trump e i suoi sostenitori, anche attraverso l’adozione di misure draconiane che la fondatrice dello Schiller Institute Helga Zepp LaRouche ha definito un “nuovo fascismo”.
Il 13 gennaio, sette giorni prima della fine del mandato di Trump, la Camera dei Rappresentanti ha approvato per la seconda volta una procedura di impeachment contro il Presidente, con un unico atto di accusa, quello di “incitamento all’insurrezione”. La procedura di impeachment è approdata al Senato il 25 gennaio, e l’inizio del processo è previsto per la metà di febbraio – anche se non è più presidente! Lui, la sua famiglia e i suoi interessi economici sono minacciati da molteplici cause civili e forse da azioni penali, nel tentativo di bandirlo dalla vita politica. I suoi account su Twitter, Facebook, YouTube e altri social media sono stati cancellati, per impedirgli di comunicare con i propri sostenitori. Questa censura fa il gioco degli “estremisti violenti interni” che, secondo la grancassa dei “media mainstream”, starebbero preparando un’imminente insurrezione a sostegno di Trump.
Ma un assalto terroristico all’America proverrebbe molto più probabilmente da provocatori dell’FBI piuttosto che da sostenitori scontenti di Trump; dunque tutto ciò cela l’intento di fornire pretesti per misure di emergenza ancora più brutali. I poteri dietro la nuova presidenza riconoscono che la maggioranza degli americani, inclusi molti che hanno votato per Joe Biden, difficilmente tollereranno un ritorno alla “normalità” pre-Trump (cioè alle guerre permanenti iniziate dalle amministrazioni Bush e Obama-Biden) e al brutale regime di austerità che deriverà dal sostegno di Biden al “Green New Deal” globale. Tra i suoi primi decreti, Biden ha riportato gli Stati Uniti all’interno dell’accordo sul clima di Parigi e ha annullato l’oleodotto Keystone XL, un’infrastruttura progettata per trasportare il greggio dal Canada al Golfo del Messico.
In termini strategici, la prima telefonata ufficiale fatta dal nuovo segretario alla Difesa Lloyd Austin è stata quella al segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, per assicurargli che gli Stati Uniti sono di nuovo a bordo dopo quattro anni di rapporti tumultuosi. Tra le “sfide” discusse c’erano la potenza militare cinese, la “politica espansionistica della Russia” e la minaccia del terrorismo. Quanto alla politica delle “guerre permanenti”, il giorno dopo l’insediamento di Biden le truppe statunitensi sono state spostate nuovamente nel nord-est della Siria, dopo che erano state ritirate per ordine di Trump. Dato l’alto numero di perdite di vite umane e denaro sprecato che tali guerre e aggressioni hanno comportato per gli Stati Uniti, così come la reale minaccia del terrorismo a livello internazionale, ci si può aspettare che la polarizzazione che Biden ha affermato di voler superare nel suo discorso inaugurale non farà che aumentare.