Dopo le elezioni presidenziali del 9 agosto, gli sviluppi in Bielorussia seguono il classico copione di una rivoluzione colorata, mentre l’ombra del sanguinoso colpo di stato di Euromaidan in Ucraina si staglia pesantemente sulla situazione. Si considerino i seguenti elementi del ben rodato copione: il Paese preso di mira è alleato e confina con la Russia ed è membro dell’Unione Economica Eurasiatica; la star dell’opposizione, Svetlana Tichanovskaya, una casalinga diventata candidata alla presidenza e che ha ottenuto il 10% dei voti, ha accusato il presidente in carica Alexander Lukashenko (nella foto con Putin) di aver commesso una massiccia frode elettorale; e Minsk è sommersa da manifestazioni, complete di scontri con le forze di sicurezza, arresti di massa, ecc.
Inoltre, la famigerata fondazione per il cambiamento di regime degli Stati Uniti, il National Endowment for Democracy, è molto attiva in Bielorussia. Solo nel 2019 ha speso quasi 2 milioni di dollari e nel 2018, 1,5 milioni di dollari, per vari programmi di formazione in “attivismo giovanile”, “patrocinio”, “stampa indipendente”, ecc.
Come prevede il copione, l’Unione Europea, guidata dagli “stati in prima linea” Polonia e Lituania, minaccia di imporre sanzioni a meno che le autorità di Minsk non accettino la loro mediazione tra le autorità e l’opposizione al fine di ribaltare i risultati elettorali e indire nuove elezioni con osservatori internazionali.
Oltre a Tichanovskaya, che è fuggita in Lituania, ci sono altre forze in gioco, tra cui due aspiranti candidati a cui era stato vietato di partecipare alle elezioni, Valery Tsepkalo e Viktor Babariko. Entrambi fanno parte dell’elite del Paese, con ampi collegamenti internazionali.

Tsepkalo, ex ambasciatore bielorusso negli Stati Uniti che, come parte del governo di Lukashenko aveva creato il primo parco di alta tecnologia del Paese, ha avuto contrasti con il Presidente negli ultimi due anni. Ha lasciato il Paese dopo che la sua candidatura era stata respinta dalla commissione elettorale perché non aveva raccolto il numero di firme richiesto. Parlando da Kiev, ha appena annunciato la formazione di un “Fronte di salvezza nazionale per la Bielorussia” e di un fondo chiamato “Bielorussia del futuro”, per sostenere l’opposizione.
Babariko, che per 20 anni ha diretto una delle più grandi banche del Paese, la Belgazprombank, è stato arrestato l’11 giugno dal Comitato di controllo dello Stato bielorusso con l’accusa di evasione fiscale su larga scala e riciclaggio di denaro sporco. Barbariko ha sostenuto che la situazione era politicamente motivata e ha mandato il responsabile della sua campagna elettorale a gestire quella della Tichanovskaya.
La Tichanovskaya ha annunciato, dal suo rifugio in Lituania, l’avvio di un Consiglio di coordinamento per il trasferimento del potere, che dovrebbe includere membri della società civile, personalità famose e tecnici. Ha invitato il governo a collaborare.
Uno dei centri di coordinamento della rivoluzione colorata sembra essere la Chatham House a Londra, dove l’ex ambasciatore britannico a Minsk, Nigel Gould-Davies, è a capo del programma Russia ed Eurasia. Dal dicembre 2019 Gould-Davies è assistito da Anais Marin, che è anche relatrice speciale dell’ONU sui diritti umani in Bielorussia e denuncia le autorità bielorusse per le violazioni dei diritti umani.
Il 15 agosto Lukashenko ha telefonato al presidente russo Vladimir Putin, dopo di che quest’ultimo ha dichiarato di aver riaffermato l’impegno a rafforzare i legami tra i due paesi. È stato sottolineato che la Bielorussia è membro dell’Unione economica eurasiatica e dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva guidata dalla Federazione russa.

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