Joe Biden forse non avrà distrutto la “special relationship” tra gli USA e il Regno Uniti, ma le ha certamente inferto un colpo grave, a giudicare dalle reazioni a Londra e tra l’establishment anglofilo statunitense.

Robert L. Wilkie ha scritto un articolo per il National Interest, ripubblicato dalla Heritage Foundation il 31 agosto, intitolato “La relazione speciale USA-Regno Unito dopo la caduta di Kabul”, in cui traccia un profilo di Biden come qualcuno la cui antipatia per i britannici risale alle simpatie nei confronti dell’Esercito Repubblicano Irlandese (IRA) e agli ostacoli frapposti all’estradizione dei “terroristi irlandesi in Gran Bretagna”. Oggi, scrive Wilkie, Biden non si è nemmeno consultato con gli alleati inglesi per il ritiro dall’Afghanistan.

Notare che Wilkie è stato vicesegretario alla Difesa sotto G.W. Bush, segretario per gli Affari dei Veterani sotto Donald Trump ed è un noto simpatizzante della causa confederata e dell’impero britannico nella forma odierna. “Da oltre ottant’anni, l’alleanza USA-Regno Unito ha generosamente offerto una mano a tutti i popoli del mondo libero. Non c’è niente di paragonabile nella storia, e Joe Biden la sta facendo a pezzi”.

* In Gran Bretagna, l’ex segretario alla Difesa Jeremy Hunt ha dichiarato che è emersa “una pericolosa linea di frattura” nella relazione speciale Londra-Washington, definendo catastrofico il ritiro da Kabul imposto ai britannici. In un articolo pubblicato il 3 settembre, Hunt si è lamentato che i soldati britannici non sono andati a morire in Afghanistan per “sostenere il deprimente isolazionismo del trumpiano ‘America First’, a cui il suo successore sembra assecondare”.

Lo stesso giorno, Marc Thiessen ha scritto sul Washington Post che “il danno inferto da Biden va ben al di là della ‘relazione speciale’ con la Gran Bretagna” e coinvolge anche la Nato. “Gli alleati della Nato erano in Afghanistan solo perché l’undici settembre fu attaccata l’America, e quando Biden ha preso la decisione del ritiro c’erano più forze Nato che USA nel paese. Perciò, la sua resa mina la credibilità dell’intera alleanza”, un’argomentazione usata anche da ambienti europei.