La strage alla festa ebraica a Sydney il 14 dicembre, offrirà il pretesto per il prossimo round di guerra nell’Asia sud-occidentale? Le vittime dei due killer sono finora sedici, mentre altri quaranta sono in gravi condizioni, in quello che è stato descritto dalle autorità australiane come un atto di terrorismo. I politici israeliani, tra cui il primo ministro Netanyahu e il presidente Herzog, hanno immediatamente reagito con veemenza, affermando che “le mani del governo [australiano] sono sporche del sangue delle vittime”, per non aver contrastato in modo più energico quello che gli israeliani definiscono un aumento dell’antisemitismo.
Netanyahu ha affrontato Albanese, affermando che “la storia non perdonerà l’esitazione e la debolezza, ma onorerà l’azione e la forza” e ha fatto specifico riferimento a una lettera inviata al Premier australiano in agosto, in cui criticava l’annuncio che Canberra avrebbe riconosciuto lo stato palestinese, riconoscimento avvenuto successivamente, il 21 settembre. Questo sostegno, accusava Netanyahu, ha incoraggiato “l’odio verso gli ebrei che ora imperversa nelle vostre strade”. Dopo gli attacchi del 14 dicembre, Herzog è intervenuto affermando che il sostegno a uno Stato palestinese ha portato alla “enorme ondata di antisemitismo” che “affligge la società australiana”. L’estremista Ben-Gvir, ministro della Sicurezza nazionale di Israele, si è unito al coro, così come molti membri del governo e dell’opposizione. Netanyahu, Herzog e Ben-Gvir hanno formulato le loro accuse prima che le autorità potessero raccogliere prove contro gli autori della sparatoria, uno dei quali è stato ucciso dalla polizia e l’altro è in coma.
L’attacco terroristico ha suscitato preoccupazione in Iran, dove si teme che Netanyahu possa utilizzarlo come pretesto per lanciare una nuova serie di attacchi contro il Paese. I media e le fonti di sicurezza in Iran hanno confermato che il Paese è in stato di massima allerta, poiché Netanyahu ha ripetutamente minacciato di far pagare all’Iran un prezzo per qualsiasi attacco contro Israele. Il 19 ottobre, ad esempio, Netanyahu ha dichiarato a Canale 14 che la minaccia dall’Iran è “lungi dall’essere scomparsa… rimaniamo vigili”.
Il governo iraniano ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna la strage, che però è stata respinta dal ministero degli Esteri israeliano, il quale ha affermato che l’Iran “cerca costantemente di uccidere israeliani ed ebrei in tutto il mondo”.
Alcune fonti israeliane hanno riferito che Netanyahu è irritato dal fatto che Trump gli abbia impedito di sferrare un attacco di ritorsione contro l’Iran. Hanno aggiunto che, con Trump attualmente impegnato nei negoziati con la Russia per porre fine alla guerra in Ucraina, la strage in Australia può essere utilizzata da Netanyahu come giustificazione per lanciare un attacco contro Teheran. La firma del cessate il fuoco a Gaza non ha impedito a Netanyahu di continuare a uccidere palestinesi – più di 300 dall’accordo. L’IDF (l’esercito israeliano) ha lanciato attacchi in Libano, Siria e Yemen, e i vigilantes dei coloni hanno ucciso civili palestinesi in Cisgiordania.