Nel corso delle trattative delle ultime settimane sul piano di pace per l’Ucraina, i leader europei hanno puntato sul segretario di Stato americano Marco Rubio per sostenere la loro posizione e quella dell’Ucraina. Essi hanno pensato di averla quasi spuntata dopo i negoziati di Ginevra del 23 novembre, guidati da Rubio e dall’allora capo dell’Ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak. Ma Trump ha rapidamente infranto le loro speranze, affidando l’incarico a Steve Witkoff e al sottosegretario alla Difesa Dan Driscoll, in carica per l’esercito, mentre Yermak ha dovuto dimettersi in disgrazia pochi giorni dopo, in seguito all’inchiesta sulla corruzione che ha portato alla perquisizione della sua abitazione. Inoltre, gli atlantisti alleati degli europei negli Stati Uniti non sono ancora riusciti a minare la Casa Bianca.
Il 28 novembre, Patrick Wintour sul Guardian ha affrontato il problema della “Coalizione dei Cerebrolesi” (copyright: Ray McGovern), che vuole mantenere vivo il conflitto con la Russia a qualsiasi costo. Nonostante gli sforzi, non è riuscita a cambiare la posizione di Trump sulla Russia. Per citare il quotidiano londinese: “Purtroppo per l’Europa, ciò significa che, per quanto spesso sia riuscita a spingerlo lontano dalla Russia, il pendolo di Trump ritorna alla posizione naturale di simpatia per Putin. Ogni volta che l’Europa sente di essere sul punto di convincere Trump che la Russia è un aggressore che minaccia la sicurezza europea e, per estensione, quella degli Stati Uniti, Trump dà a Putin un’altra possibilità, ‘altre due settimane’, un’altra telefonata. L’unica convinzione fissa di Trump è che l’Ucraina non può vincere la guerra e dovrebbe limitare le perdite”.
In realtà, non solo Donald Trump, ma tutti gli analisti militari competenti, senza preclusioni ideologiche, hanno da tempo riconosciuto che non c’è modo in cui l’Ucraina possa vincere la guerra, a meno che non ci sia una dichiarazione di guerra su vasta scala da parte della NATO, cosa che non accadrà. Da parte sua, Mosca non porrà fine al conflitto finché le sue preoccupazioni in materia di sicurezza non saranno state adeguatamente affrontate.
Uno dei motivi per cui i leader europei sono disposti a tutto pur di continuare la guerra è che il loro futuro politico dipende ora dalla frenesia militarista che hanno scatenato nei propri paesi e dai loro massicci programmi di riarmo, con il pieno sostegno dell’establishment finanziario internazionale.