Il Chicago Sun Times pubblica un articolo di Lewis M. Andrews dell’Istituto Yankee per la Politica Pubblica, con il titolo “Una soluzione dalla Luna al problema del clima”. Il riferimento è all’isotopo dell’elio (3He) che potrebbe essere impiegato nella fusione nucleare per la produzione di energia elettrica. “Scavare sulla Luna potrebbe essere una sfida ingegneristica formidabile”, scrive Andrews, “al pari della posa del cavo telefonico sul fondale dell’Atlantico, dell’apertura del Canale di Panama, della costruzione della Diga Hoover (Hoover Dam) e del programma Apollo nelle loro rispettive epoche; non è fantascienza, affatto”. Il suo riferimento è all’articolo firmato da Harrison H. Schmitt nel 2004 per Popular Mechanics, uno dei tanti articoli del geologo ed ex astronauta, nel quale spiega che l’elio-3 lunare, in una quantità pari a due container ferroviari, potrebbe alimentare di energia la Terra per un anno.
Andrews parla anche dell’ambizioso programma spaziale cinese, che ha come “fine ultimo lo stabilimento di una colonia mineraria per l’estrazione di elio-3”. Questo articolo è uno dei pochi articoli ottimisti sull’elio-3 ad apparire nella stampa americana, la quale generalmente ne ha ridicolizzato l’idea.
Benché Andrews proponga l’elio-3 come metodo per ridurre le emissioni di anidride carbonica, assecondando così la vox populi, non manca di far notare che “differentemente dalle alternative dette ‘energia verde’, la fusione non richiederebbe burocrati ‘impegnati nella microgestione di come le persone dovrebbero vivere e lavorare in un mondo affamato, ma insoddisfatto, di energia”.