Sebbene improvvisato, l’annuncio delle dimissioni dall’incarico da parte della deputata repubblicana Marjory Taylor Greene (MTG), in vigore dal gennaio prossimo, non è stato sorprendente. MTG è stata tra i sostenitori più fedeli di Donald Trump e una figura di spicco del suo movimento Make America Great Again (MAGA). Lui ne aveva spesso elogiato il forte sostegno all’agenda “America First”.
La situazione è cambiata nelle ultime settimane, quando la Greene ha espresso il suo disaccordo su diversi temi che, secondo lei, riflettevano un allontanamento di Trump dal MAGA. La questione più controversa è stata il rifiuto del Presidente di rendere pubblici i “fascicoli Epstein”, che lei e la maggioranza degli americani ritengono possano smascherare molti membri dell’establishment come pedofili serviti da Epstein. Trump aveva promesso di renderli pubblici, ma ha tergiversato, suscitando accuse di insabbiamento. Chi stava proteggendo, si chiedevano: Trump era forse nella lista dei potenti sospettati di abusi sessuali e di altro tipo su giovani donne e ragazze?
Ma MTG è andata oltre il caso Epstein. Ha contestato il fatto che miliardi di dollari dei contribuenti fossero destinati a Israele, permettendo a Netanyahu di massacrare i palestinesi, mentre gli americani soffrono per i costi insostenibili dell’assistenza sanitaria, l’inflazione dei prezzi dei generi alimentari e il collasso delle infrastrutture. Questo, ha detto, è un tradimento dell’America First, nel momento in cui antepone le richieste di Israele alle esigenze degli elettori. MTG ha firmato, assieme a un piccolo gruppo di membri del Congresso, un disegno di legge che chiedeva a Trump di rendere pubblici i fascicoli su Epstein. Di fronte a una potenziale ribellione sulla questione Epstein, anche da parte dei repubblicani, Trump ha fatto marcia indietro e ne ha ordinato la pubblicazione.
Nell’annunciare questo cambiamento di posizione, l’inquilino della Casa Bianca ha lanciato un attacco verbale contro l’ex fedelissima, definendola una “traditrice” e una “pazza furiosa”, arrabbiata perché lui non rispondeva più al telefono. In un post su Truth Social, ha scritto che Greene, a causa del “Crollo dei sondaggi e non volendo affrontare un avversario alle primarie con un forte sostegno da parte di Trump (non avendo così alcuna possibilità di vincere!), ha deciso di ‘mollare’”.
MTG ha risposto prendendo la “strada maestra” e spiegando la sua decisione con un linguaggio che riflette le opinioni del MAGA: “Gli americani sono usati dal complesso politico-industriale di entrambi i partiti politici, ciclo elettorale dopo ciclo, al fine di eleggere la parte che riesce a convincere gli americani a odiare di più l’altra parte. E i risultati sono sempre gli stessi… nulla migliora mai per l’americano comune, uomo o donna che sia, e il debito aumenta”.
Greene ha continuato sostenendo che Trump ha abbandonato il messaggio del MAGA: “Gli interessi delle grandi aziende e quelli globali rimangono i beniamini di Washington. I posti di lavoro americani continuano a essere sostituiti, sia da manodopera illegale che legale con visti o semplicemente trasferiti all’estero, le piccole imprese continuano a essere fagocitate dalle grandi società. I soldi guadagnati con fatica dai contribuenti americani finanziano ancora guerre straniere, aiuti stranieri e interessi stranieri e il potere d’acquisto del dollaro continua a diminuire”.
Questa dichiarazione fa leva sul messaggio standard della campagna elettorale di Trump ed è probabilmente condivisa da molti nel movimento MAGA. Con il calo di consensi nei sondaggi e le decisioni che dovrà prendere – sull’Ucraina, il Venezuela, l’indebolimento dell’economia – Trump si trova con le spalle al muro. Si tratta di una ferita autoinflitta, di cui non può incolpare Biden.