La seguente petizione è stata pubblicata il 23 ottobre dall’associazione “Humanity for Peace” ed è sostenuta dallo Schiller Institute internazionale. I nostri lettori sono invitati a firmarla su https://humanityforpeace.net/index.php/petition-implementing-a-global-approach-to-end-the-cycle-of-violence-in-southwest-asia/.
Il ciclo di violenza perpetua innescato nell’Asia sud-occidentale (Medio Oriente) consuma una generazione dopo l’altra in una guerra mortale. I popoli di tutte le nazioni devono unirsi e parlare come una sola umanità per fermare immediatamente tutto questo, aggiungendo la propria voce a ciò che Brasile, Cina e altre nazioni della Maggioranza Globale stanno suggerendo alle Nazioni Unite.
La Cina ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di organizzare “una riunione d’emergenza sul conflitto israelo-palestinese, ritenendo che la riunione debba concentrarsi sulle preoccupazioni umanitarie, chiedere un cessate il fuoco, la fine della violenza e la protezione dei civili, formare un consenso internazionale vincolante e intraprendere i prossimi passi concreti”.
Riteniamo che questo indichi la giusta linea d’azione. Proponiamo i seguenti passi:
Fase 1: Chiediamo la fine dell’esodo forzato da Gaza.
Fase 2: Chiediamo un cessate il fuoco e la fine delle uccisioni quotidiane, con tutti i mezzi disponibili.
Fase 3: Le Nazioni Unite devono trovare il modo di applicare la risoluzione 242, adottata il 22 novembre 1967, e i suoi due punti: “i) Ritiro delle forze armate israeliane dai territori occupati nel recente conflitto” e “ii) Cessazione di ogni rivendicazione o stato di belligeranza e rispetto e riconoscimento della sovranità, dell’integrità territoriale e dell’indipendenza politica di ogni Stato dell’area e del loro diritto a vivere in pace entro confini sicuri e riconosciuti, liberi da minacce o atti di forza”.
Questi passi daranno voce alle istanze del Sud globale post-coloniale, anziché solo a quelle della “NATO globale”. La giusta preoccupazione di tutta l’umanità è la pace, non la guerra globale, e quindi evochiamo il mantenimento dell’intenzione originaria della Carta delle Nazioni Unite:
“Noi popoli delle Nazioni Unite [siamo] determinati a salvare le generazioni successive dal flagello della guerra, che per due volte nel corso della nostra vita ha portato indicibili dolori all’umanità, e a riaffermare la fede nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, a stabilire le condizioni in cui la giustizia e il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e da altre fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, e a promuovere il progresso sociale e migliori standard di vita in una più ampia libertà.”
Noi sottoscritti ci impegniamo a trovare quello che il defunto Primo Ministro israeliano Yitzhak Rabin (foto) ha definito “il coraggio di cambiare i nostri assiomi” e a cercare e ottenere la pace nell’Asia sud-occidentale.