A differenza del cosiddetto “riscaldamento globale”, la catastrofe in Texas è un ennesimo disastro antropogenico, il risultato di omissioni e negligenze dei politici eletti, che per anni hanno continuato a sostenere lo schema speculativo di Wall Street e le ambizioni imperiali dell’establishment, sostenendo che la manutenzione e la costruzione di nuove infrastrutture non fosse finanziariamente sostenibile.

Per la terza volta dal 2005 le principali città americane sono state colpite da gravi inondazioni, perché erano stati scartati i piani per nuove infrastrutture, richiedenti decine di miliardi di investimenti. L’ultimo uragano ha il primato storico tra i disastri americani, e non avrebbe dovuto avvenire.

L’uragano del 2005, battezzato Katrina, uccise quasi 2000 persone e comportò perdite economiche pari a 130 miliardi di dollari. Soltanto allora, lentamente, si cominciò a costruire infrastrutture contenitive per la devastata città di New Orleans, scoprendo che gli investimenti avrebbero comportato un importo pari a una frazione dei costi umani e monetari subìti per la causa meteorologica. Quante morti e danni si sarebbero evitati?

Quattro anni dopo, la Società Americana degli Ingegneri Civili si riunì a Manhattan per discutere di barriere protettive nella regione della città di New York. Essa stimò che il costo della più grande si aggirasse intorno ai 9 miliardi di dollari. Il governo decise di non procedere.

Si arrivò pertanto al 2012, quando colpì un altro uragano: il cosiddetto uragano Sandy uccise oltre cento persone e provocò danni per 65 miliardi di dollari.

Alla ripresa delle attività, i residenti della regione della città di New York si trovano a soffrire a causa del fatto che i sistemi di trasporto regionali, vecchi di un secolo e danneggiati dall’inondazione di cinque anni fa, non sono stati riparati o sostituiti con la dovuta solerzia.

Le sofferenze causate dall’uragano Harvey in Texas e in Louisiana non sono ancora tutte note. Nei prossimi giorni si sapranno, quando l’acqua lascerà il posto ai detriti. Da molti anni è risaputo che le città texane del Golfo sono soggette a inondazioni e sono state colpite numerose volte. Tuttavia nessuna infrastruttura di contenimento e protezione è stata costruita dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per l’area di Houston i costi di investimento furono stimati a 25 miliardi di dollari, e ritenuti “troppo alti” dagli agenti di influenza di Wall Street e dai politici eletti.

Questi disastri “naturali” e altri del recente periodo avrebbero potuto essere impediti spendendo una parte di quanto costano, in termini di ricchezza e di vite umane. I media insistono nel dire ai cittadini americani che ogni disastro che colpisce una città è causato dalle sue abitudini economiche o poiché essa è sorta storicamente troppo vicina all’acqua! La stessa sciocchezza espressa dai Verdi tedeschi dopo l’inondazione di Dresda di quindici anni fa!

Il problema è invece Wall Street, ripetutamente salvata a colpi di migliaia di miliardi di dollari, mentre proseguiva l’impoverimento del popolo americano. Dobbiamo chiudere con la stagione in cui Wall Steet dettava le politiche economiche al governo degli Stati Uniti d’America.

“La nazione chiede azioni, e le chiede ora!” disse il Presidente americano Franklin D. Roosevelt, durante la cui presidenza e fino a tutti gli anni Quaranta furono finanziati con credito pubblico nazionale (mediato dalla Reconstruction Finance Corporation e dalla Works Progress Authority) i progetti infrastrutturali capaci di impedire i “disastri naturali”, primo fra tutti la Tennessee Valley Authority, che fu di grande ispirazione nella creazione in Italia della Cassa del Mezzogiorno.

L’uragano che ha affogato il Texas orientale dovrebbe fungere da allarme nazionale, e di stimolo a cambiare pagina dopo settant’anni nei quali la nazione americana è rimasta priva di simili istituti di credito nazionali.

È urgente un cambiamento “oceanico”

Il 30 agosto 2017 Lyndon LaRouche ha chiesto un immediato “cambiamento oceanico” nella politica. Ha chiesto che venga immediatamente creato un istituto nazionale di credito pubblico destinato a nuove infrastrutture capaci di integrare nuove tecnologie, istituto simile a quelli impiegati da Franklin D. Roosevelt allorché fu costruita la stragrande maggioranza delle infrastrutture americane. Non vi sono alternative alla creazione di tale istituto nazionale di credito, come quello impiegato da Alexander Hamilton come prevede la Costituzione americana, se si vuole finanziarie a colpi di migliaia di miliardi di dollari il nuovo assetto infrastrutturale dell’intero territorio statunitense.

A fianco di ciò, è necessario ripristinare la separazione bancaria sancita da Roosevelt con il Glass-Steagall Act del 1933, per proteggere il sistema economico dall’imminente crisi finanziaria causata dal perdurare della speculazione di Wall Street e tutelare così gli investimenti produttivi. Permettere a Wall Street di eliminare nel 1999 le regole del Glass-Steagall Act fu determinate nei confronti del successivo crac, causa di 10 mila miliardi di dollari di perdite, in ricchezza, disoccupazione e riduzione della vita media.

Lyndon LaRouche insiste a porre enfasi sulle “quattro leggi cardinali” atte a salvare gli Stati Uniti, da adottare immediatamente per permettere anche la rinascita delle zone colpite dall’uragano e per far sì che questo sia l’ultimo uragano a causare così ingenti danni.

* Ripristino della separazione bancaria (Glass-Steagall Act): conseguente chiusura di Wall Street;

* Creazione di istituti nazionali di credito sul modello della Reconstruction Finance Corporation di Roosevelt e sul modello della banca nazionale di Alexander Hamilton;

* Credito per nuove infrastrutture dotate di tecnologie all’avanguardia (treni ad alta velocità e Maglev, reattori di fissione di IV generazione; reattori di fusione; sistemi di protezione dalle tempeste; sistemi di gestione idrica, ecc.)

* Adozione di “volani economici” a contenuto scientifico, come la ricerca sulla fusione nucleare e l’esplorazione umana dello spazio, capaci di aumentare la produttività e qualificare la l’occupazione.

Si impone un nuovo paradigma

Il programma cinese della cosiddetta Iniziativa ‘Una Cintura, Una Via’ (Belt and Road Initiative) per la cooperazione internazionale sulla costruzione di nuovi “ponti terrestri” e opere di sviluppo infrastrutturale, offre una via d’uscita, sia in tema di emissione di credito sia in tema di costruzione di opere pubbliche in America. Tale iniziativa si accinge ad abbracciare grandi progetti ritenuti per lungo tempo essenziali e sui quali i coniugi LaRouche e i loro collaboratori insistono da decenni: il Canale di Kra nell’Asia Sudorientale, il trasferimento idrico al Lago Ciad tramite il progetto Transaqua per l’Africa subsahariana, ecc.

Helga e Lyndon LaRouche guidano negli Stati Uniti una mobilitazione nazionale mirante ad esortare il Presidente Trump a portare immediatamente gli Stati Uniti nell’orbita della cooperazione con la Cina sulla costruzione di infrastrutture intercontinentali. L’approccio al mutuo beneficio (“win-win”) e la partecipazione degli Stati Uniti a una fase di costruzione del mondo (anziché alle guerre per conto di Londra e dei neocon) significherebbe la rinascita del loro spirito costituzionale e di potenza industriale.

Il 26 agosto scorso Helga Zepp-LaRouche ha parlato ad una conferenza a Manhattan sull’urgenza della costruzione di infrastrutture negli Stati Uniti, dichiarando quanto segue:

“Penso all’enorme potenziale che scaturirà, se gli Stati Uniti aderirarnno all’Iniziativa ‘Una Cintura, Una Via’. Penso che sia davvero importante immaginare un sistema assolutamente differente. Se gli Stati Uniti facessero quanto fece Franklin D. Roosevelt – un Nuovo Corso (New Deal), la separazione bancaria (Glass-Steagall Act) e la cooperazione con la Cina – potrebbero sperimentare una rivoluzione industriale superiore alle precedenti, nella loro intera storia. Occorre comprendere che siamo alla conclusione di un’epoca e di un sistema, che non può essere salvato. E che abbiamo bisogno di rimpiazzarlo con un sistema assolutamente nuovo e differente. La maggioranza della gente fatica ad immaginare simili cambiamenti, ma vi sono esempi di cambiamenti in corso. Possono aiutare il ricordo del Piano Marshall per l’Europa, la Restaurazione Meiji in Giappone o appunto il New Deal di Franklin D. Roosevelt: questi esempi dimostrano che è possibile anche oggi apportare mutamenti radicali”.

Il LaRouchePAC e le altre associazioni nazionali del movimento di LaRouche si sono assunti la responsabilità di guidare il Presidente Trump e il Congresso a tale scopo. Ma ciò non toglie la responsabilità di dosso al resto delle popolazioni colpite dalla crisi: occorre tornare a ragionare come cittadini, e non più come sudditi o semplicemente consumatori.

In America il LaRouchePAC si rivolge in particolare ai sostenitori attivi di Trump e di Bernie Sanders, a coloro che si sono astenuti alle elezioni, a coloro che sono disgustati dalla politica manipolatoria e dal tentativo di golpe contro Trump, e che avrebbero voluto già assistere a un’inversione di tendenza rispetto al processo di deindustrializzazione e di perdurante dominio della speculazione di Wall Street sulla politica nazionale, e a coloro che hanno perso dei cari o la casa o il lavoro a causa del “disastro naturale” causato da Wall Street. Tutti dovrebbero agire di concerto e farsi sentire.

Limitarsi a guardare non produrrà alcun cambiamento. Tutti sappiamo che, sotto sotto, non vi sono altre alternative.