I risultati delle elezioni hanno rimesso in sella la coalizione Syriza-Anel, e la questione dell’insostenibilità del debito greco sull’agenda. Contrariamente alle previsioni, Syriza ha vinto agevolmente con il 35,47%, seguito da Nuova Democrazia col 28%. Anel, i Greci Indipendenti di Panos Kammenos, è stato rieletto al parlamento col 3,96%.

Assieme, Syriza e Anel hanno 155 seggi e quindi la maggioranza parlamentare. Probabilmente Tsipras inviterà altri partiti a far parte della coalizione. L’affluenza alle urne è stata sensibilmente inferiore a quella del gennaio scorso (55% contro il 63%).

Funzionari dell’Eurozona avevano detto a Reuters all’inizio del mese che i creditori “limiteranno” il servizio sul debito greco a “solo” il 15% del PIL sul lungo termine. Si tratta di una quota folle, perché comporterebbe il devolvere al pagamento degli interessi ben il 30% del bilancio. Infatti, c’è un vasto consenso internazionale sul fatto che il nuovo pacchetto di 86 miliardi negoziato prima del voto fallirà come i due precedenti.

Mentre ci si può attendere un conflitto quotidiano tra il governo greco e la Troika, la prima crisi potenziale è la concreta prospettiva di un bail-in, e cioè un prelievo forzoso dei depositi delle quattro principali banche greche, nonostante le ripetute assicurazioni che ciò non avverrà. Un punto di conflitto collegato è la corsia preferenziale per i pignoramenti, una misura voluta dalla Troika che promette di generare l’espulsione in massa di piccoli proprietari.