Sir Richard Dearlove, l’ex capo del servizio segreto britannico MI6, che nel 2002 assicurò al mondo che Saddam aveva le armi di distruzione di massa e che, nel 2017, ha svolto un ruolo centrale nella fabbricazione del famoso dossier falso sul Russiagate, è anche il grande suggeritore della tesi che il virus Covid-19 sia stato probabilmente “creato dall’uomo”, e sia sfuggito dal laboratorio di ricerca di Wuhan. Dearlove fu uno dei primi, nel giugno 2020, a fare questa affermazione, proponendo che la Cina pagasse risarcimenti in tutto il mondo per i danni causati. Il 2 giugno scorso, in un’intervista con il podcast Planet Normal del Daily Telegraph, l’ex spione in capo di Sua Maestà ha intensificato il suo attacco alla Cina, sostenendo che le prove di una fuga dal laboratorio sarebbero state probabilmente distrutte.

“Non lo sappiamo con certezza”, ha ammesso, “ma probabilmente molti dati sono stati distrutti o fatti sparire, quindi sarà difficile provare definitivamente che un ibrido creato in laboratorio sia la causa della pandemia”. Meraviglioso, no? Sostenendo che sarebbero state distrutte, l’intelligence britannica non deve presentare le prove delle proprie affermazioni.

Sir Richard ha proseguito attaccando Pechino per molte altre ragioni, confermando così la natura puramente geopolitica dell’attuale campagna intorno al laboratorio di Wuhan. Una campagna che ha preso di mira anche “Mister Sanità” negli Stati Uniti, Antony Fauci. Al di là delle valutazioni sull’operato di Fauci, è chiaro che l’obiettivo della campagna sia la Cina.

In un’intervista alla rivista svizzera online Republik del 5 giugno, il virologo di Berlino Christian Drosten (foto), uno dei massimi esperti mondiali di SARS, ha assunto un punto di vista ben diverso sulla questione. Mentre potrebbe essere possibile creare accidentalmente o intenzionalmente il virus SARS-Cov-2, da un punto di vista puramente tecnico, ha detto, se questo fosse avvenuto, “direi che l’avrebbero fatto in un modo piuttosto imbarazzante”. Partendo dal primo virus della SARS come base, basterebbe fare dei piccoli cambiamenti specifici per scoprire se tali adattamenti rendono il virus più infettivo. “Ma l’intera spina dorsale del SARS-CoV-2 è completamente diversa. È piena di deviazioni dal primo virus”, ha spiegato Drosten.

Ha quindi illustrato ciò che intende con un semplice esempio: Per “verificare se gli adattamenti rendono il virus più contagioso, prenderei un sistema esistente, ci metterei l’elemento cambiato e poi lo paragonerei al vecchio sistema. Se voglio sapere se una nuova autoradio ha un suono migliore, prendo un’auto esistente e le cambio la radio. Poi faccio un confronto. Non costruisco un’auto completamente nuova per questo. Ma è proprio così che è andata con la SARS-2: l’intera vettura è diversa”.

Anche l’idea di un incidente di percorso durante la ricerca è “estremamente improbabile” per Drosten, perché sarebbe troppo laborioso. Per quanto riguarda l’eventuale uso di un laboratorio segreto a scopi ostili, si dovrebbe in definitiva chiedere agli enti di intelligence: “Semmai, qualcosa del genere probabilmente non uscirebbe dall’Istituto di virologia di Wuhan”, ha detto. “Quello è un istituto accademico serio”.

Tutta l’intervista in tedesco è reperibile su https://www.republik.ch/2021/06/05/herr-drosten-woher-kam-dieses-virus.


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