Per la prima volta da quindici anni, la nuova dirigenza della socialdemocrazia tedesca (SPD) è dominata da oppositori del profilo neoliberista del partito. Il nuovo duumvirato eletto il 6 dicembre al congresso nazionale, Norbert Walter-Bojans e Saskia Esken (foto), così come il vicepresidente Kevin Kühnert, sono decisi oppositori della riforma del mercato del lavoro e del welfare nota come “Hartz IV”, che ha provocato l’impoverimento di milioni di tedeschi ed è costata all’SPD gran parte della base elettorale tradizionale.
I due leader sono stati eletti con un totale di 89%, rispettivamente il 73% e 70% dei voti, dopo una settimana di discussioni a un congresso particolare, in cui la maggioranza dei delegati era contro i progetti della dirigenza del partito. È giunta quindi l’ora di un nuovo orientamento politico per l’SPD, il che significa che il partito dovrà anche chiedere cambiamenti alla coalizione di governo a Berlino di cui fa parte. Cambiamenti come abolire l’infame politica di austerità detta “zero nero”, aumentare i salari minimi e lanciare un programma di investimenti nelle infrastrutture fino a 50 miliardi di Euro annui per i prossimi dieci anni.
Il congresso di Berlino ha dato il via libera a questi cambiamenti nella politica economica, ma resta da vedere se l’SPD sarà capace di imporli contro il punto di vista della CDU. È incerto anche se l’attuale ministro della Finanze Olaf Scholz, che si era candidato a presidente del partito ma è stato sconfitto, resterà al governo. Non è escluso che la coalizione di governo potrebbe cadere su queste questioni.
L’impegno dei nuovi leader dell’SPD a porre fine alla politica di “zero nero” è indubbiamente una buona cosa. Ma l’intento di destinare gran parte dei fondi previsti per le infrastrutture a progetti verdi è un orientamento destinato a fallire, soprattutto se si propone di attirare voti per ora andati persi. Il fardello finanziario sui cittadini e sul settore industriale di queste truffe “sostenibili”, come la tassa sulla CO2, che farà aumentare le bollette energetiche e i prezzi dei beni, è molto impopolare, come si è visto nelle recenti sconfitte elettorali di CDU ed SPD.
Quindici anni fa il sostegno degli elettori per l’SPD era superiore al 30%; ora è sceso al 14-15% e continua a scendere. Stando a un sondaggio di Civey pubblicato alla vigilia del congresso di Berlino, il 37% degli interpellati pensa che l’SPD non esisterà più tra 10 anni.
Se i socialdemocratici vogliono davvero diventare di nuovo una forza importante, dovranno decidersi a difendere l’industria contro gli ecologisti radicali, e assicurare investimenti nell’economia reale, nei posti di lavoro produttivi, nella sanità pubblica e in altri settori colpiti duramente dall’austerità degli ultimi 15 anni.