Durante la visita del Presidente cinese Xi Jinping in Portogallo, il 4-5 dicembre, i due Paesi hanno firmato un memorandum d’intesa sulla “cooperazione nel contesto della Via della Seta Marittima e della Belt and Road”, nonostante le pressioni, esplicite e nascoste, esercitate da Bruxelles per non farlo. Il governo portoghese e quello cinese concordano che il Portogallo debba diventare un punto nodale per il commercio tra Cina ed Europa, in particolare per i trasporti marittimi. Inoltre, e questo è l’aspetto ancora più importante, il comunicato congiunto firmato dopo l’incontro tra il Premier Antonio Costa (nella foto con Tsipras) e il Presidente Xi il 5 dicembre, afferma espressamente l’interesse comune “nel promuovere la cooperazione con Paesi terzi, in regioni quali l’Africa e l’America Latina”.

In tutto sono stati siglati diciassette protocolli, incluso uno per lo sviluppo della partnership nella Scienza e nella Tecnologia, che include la scienza spaziale, la nano-scienza e i computer avanzati, e un memorandum d’intesa separato per dar vita a un Laboratorio congiunto di ricerca sulla tecnologia spaziale in Portogallo.
Nel corso di un’intervista alla radio pubblica tedesca DLF durante la visita di Xi, il Premier Costa ha sottolineato che il porto in acque profonde di Sines, sulla costa atlantica, 100 km a Sud di Lisbona, dovrebbe essere parte della Nuova Via della Seta Marittima. Esso potrebbe diventare un punto nodale delle rotte marittime provenienti dal Mediterraneo, dall’Oceano Atlantico e dall’Africa meridionale.

Già oggi per Sines passa quasi la metà delle merci che raggiungono il Portogallo via mare, essendo il porto abbastanza grande per accogliere le grandi navi portacontainer. Ma Lisbona sta costruendo anche una nuova linea ferroviaria dal porto al confine con la Spagna, in modo da stabilire entro il 2022 un collegamento diretto con il corridoio TEN Madrid-Parigi-Berlino. Il governo vorrebbe costruire un nuovo porto per container che costa un miliardo di Euro e ha chiesto fondi all’UE, ma la Commissione ha fatto orecchie da mercante. Forse la Cina sarà più generosa.

Costa ha dichiarato alla radio DLF di non essere preoccupato per gli investimenti cinesi, in quanto “il Portogallo è da cinque secoli un Paese aperto al mondo”. Al contempo tutti gli accordi fatti “rispettano gli standard legali del mercato interno UE” e il Paese “ha urgente bisogno di investimenti stranieri”.

Il pericolo che i capitali cinesi “invadano” il Paese è stato affrontato anche dal Presidente portoghese Rebelo de Sousa in un’intervista del 12 novembre per CGTN. De Sousa ha sottolineato che i settori chiave dell’economia, a cominciare da quello bancario, sono già nelle mani di altri europei e degli americani. “Ritengo che sia un bene per il Portogallo riequilibrare gli investimenti stranieri” nel Paese, ha concluso.