Il 24 agosto 2016 era il 25esimo anniversario dell’indipendenza dell’Ucraina. C’era poco da festeggiare, con la guerra civile che continua sporadicamente nella regione orientale del Donbass, e l’austerità economica che ha colpito la popolazione in un paese altamente indebitato.

E’ il momento per ricordare l’Ucraina, che è uscita dai titoli dei giornali. Solo tre anni fa, era il caos più totale. Dmytro Yarosh, leader delle milizie paramilitari neonaziste di Pravy Sektor che godevano del sostegno del governo ucraino e di Washington e Londra, aveva appena pronunciato il suo discorso “è giunto il momento” prevedendo una violenta presa di potere di Pravy Sektor. Il governo del Premier Nikolai Azarov stava preparando un rapporto per il Presidente Victor Yanukovich, in cui sosteneva che procedere con gli accordi associativi con l’Unione Europea sarebbe stato un disastro per l’economia ucraina. L’annuncio di Yanukovich il 21 novembre 2013 che sarebbero stati rinviati ha provocato l’attivazione di quel piano a cui alludeva Yarosh nel luglio 2013, culminato nel golpe del febbraio 2014, quando il Presidente eletto Yanukovich dovette fuggire da Kiev per salvarsi la vita.

Recenti indagini sono un chiaro antidoto alla versione anglo-americana e UE su Euromaidan. La prima è “l’Estrema Destra in Ucraina durante ‘Euromaidan’ e la guerra nel Donbass ” (online su www.academia.edu), uno scritto del Prof. Ivan Katchanovski dell’Università di Ottawa, con un’analisi meticolosa dei cecchini non identificati strumentali nel golpe di Kiev. Un altro docente di origine ucraina, Serhiy Kudelia della Baylor University (USA), affronta le origini della guerra nel Donbass, che non può certo essere attribuita ad un’”aggressione russa.” L’intervista di Kudelia sulle “origini della guerra nel Donbass dal basso” è stata pubblicata il 12 settembre (www.seansrussiablog.org).

In Ucraina, Natalia Vitrenko (nella foto), presidente del Partito Socialista Progressista Ucraino, continua la sua campagna contro la brutale politica economica del dopo golpe, da cui aveva messo in guardia, anche durante i suoi interventi in Italia (al Consiglio Regionale lombardo e in Toscana). Il suo partito è stato attaccato anche fisicamente da Pravy Sektor e il governo tenta ora di radiarlo dal Parlamento. In una dichiarazione, la Vitrenko afferma “la rivoluzione colorata ordita dagli Stati Uniti tramite politici e oligarchi al soldo degli americani, e finanziata dagli Stati Uniti tramite organizzazioni non governative (NGO), ha condotta ad un golpe nel nostro paese portando al potere gruppi neonazisti, nazionalisti, pro-occidentali e pro NATO.

Con promesse di montagne d’oro con lo sviluppo economico del paese e di benessere per i cittadini, il regime ucraino ha ratificato l’accordo associativo con l’UE ed ha varato le riforme per la Europeizzazione dell’Ucraina. Questo nascondeva ben altro intento. Il Partito Socialista Progressista ha immediatamente stabilito che al cuore delle riforme c’era la deindustrializzazione del paese, l’etnocidio e il genocidio contro la popolazione, e la colonizzazione dell’Ucraina da parte del capitale occidentale.

Nel corso del 2014-15, l’Ucraina ha perso il 20% del suo PIL e il 25% della sua produzione industriale. Questo declino continua anche nel 2016. Il debito nazionale è ora di 65 miliardi di dollari, superiore di oltre l’80% al PIL. Di fatto, l’Ucraina è in uno stato di default tecnico.

In questo periodo sono stati persi 2 milioni di posti di lavoro, è stata svalutata di oltre il 70% la hryvnia, e le bollette sono salite alle stelle, con i prezzi del gas naturale decuplicati, quelli del riscaldamento oltre 5,5 volte, e quelli dell’elettricità 2,5 volte. Il reddito della popolazione è crollato di due terzi. Il 59% della popolazione vive ormai in povertà. Con l’ultimo recente aumento dell’elettricità il 1 settembre e gli aumenti dei costi del riscaldamento il 1 ottobre, fino all’80% della popolazione vivrà in povertà.

Il governo ucraino ha congelato i salari e le pensioni a livelli visti solo nei paesi più poveri. Per questo motivo il tasso di mortalità in Ucraina è il primo in Europa e il secondo al mondo.

Alla base di questa politica c’è una politica per zittire i media, il cosiddetto “lustrismo” (purghe) di funzionari delle forze dell’ordine (per intimidirli o sostituirli), la repressione di massa dei dissidenti, l’abolizione di fatto della presunzione di innocenza, l’eliminazione del monopolio di stato sull’uso della forza, ed il via libera alla guerriglia neonazista e di altri gruppi che hanno privatizzato il diritto a chiamarsi patrioti e impongono la legge del linciaggio.

I Socialisti Progressisti ritengono che la continuazione di questa politica di riforme condurrà solo ad una tragedia ancora peggiore per il nostro popolo. E’ la via verso la catastrofe e la disintegrazione dell’Ucraina. Queste riforme sono contro la Costituzione. Violano i diritti e le libertà dei cittadini ucraini previsti dalla Costituzione e da varie Convenzioni, e gli standard democratici generalmente accettati.
Riteniamo il Presidente Poroshenko, il Parlamento nazionale e il governo nazionale pienamente responsabili della situazione nel paese.