Nelle scorse settimane abbiamo assistito al rapido emergere di nuove alleanze strategiche nel mondo, che coinvolgono in particolare Cina, Russia, Giappone e soprattutto gli Stati Uniti. Infatti la diplomazia di Donald Trump apre la strada alla possibilità di rompere con la pericolosa strategia geopolitica che ha dominato i rapporti internazionali dall’assassinio del Presidente John F. Kennedy.

È ancora da vedere se Trump varcherà quella soglia. Per ora, la dinamica generale lo spinge sicuramente in questa direzione.

L’amministrazione Trump potrebbe accettare l’offerta della Cina di un nuovo modello di rapporti tra grandi potenze, deliberatamente ignorata da Barack Obama, cioè una politica fondata sulla sovranità nazionale, il rispetto di sistemi politici e sociali diversi, la non interferenza negli affari interni degli altri e la cooperazione reciprocamente vantaggiosa. Il nuovo Presidente statunitense ha mandato una lettera al Presidente Xi Jinping seguita da una conversazione telefonica il 9 febbraio, definita dalla Casa Bianca “lunga” e “molto cordiale”, durante la quale, ribaltando quanto aveva dichiarato in precedenza, Trump ha annunciato il proprio sostegno alla politica di Una Cina. Quindi, Trump ha dichiarato di credere che i rapporti tra Stati Uniti e Cina “funzioneranno bene per tutti, Cina, Giappone, Stati Uniti e tutti nella regione”.

Subito dopo c’è stata la visita negli Stati Uniti del Premier giapponese Shinzo Abe (nella foto), che ha portato con sé proposte per investimenti giapponesi nella modernizzazione delle infrastrutture americane. Evocando l’esperienza giapponese in questo campo, Abe ha prospettato la costruzione di una linea a levitazione magnetica tra Washington e New York, che consenta il viaggio dalla Trump Tower alla Casa Bianca in un’ora.

Durante la conferenza stampa congiunta, in cui un giornalista giapponese ha fatto intendere che Trump non sarebbe disposto a difendere il Giappone da una “aggressione cinese”, non è caduto nella trappola geopolitica, dichiarando invece: “ho avuto una ottima conversazione, come molto di voi sanno, con il Presidente della Cina ieri. È stata una conversazione molto cordiale. Ritengo che siamo ben messi per andare molto d’accordo. E ritengo che questo sarà di grande beneficio per il Giappone”.

Il nuovo orientamento strategico si riflette anche nel notevole riavvicinamento tra Giappone e Russia negli ultimi mesi, che ha portato all’avvio della cooperazione per sviluppare le contese isole Curili, e ai piani giapponesi per investimenti nell’Estremo Oriente della Russia. Inoltre un “funzionario ad alto livello della Casa Bianca” ha sottolineato che gli Stati Uniti non avversano la crescente cooperazione bilaterale tra Giappone e Russia. E Trump stesso ha dichiarato più volte che intende migliorare i rapporti con la Russia.

Infatti, nei primissimi giorni della sua Amministrazione, Trump ha sotterrato la politica “Asia Pivot” proclamata dal suo predecessore. Ha cestinato il TPP, diretto espressamente contro la Cina, e si è detto contrario alla diplomazia delle cannoniere nel Mar Cinese Meridionale.

Donald Trump si vanta di essere un imprenditore astuto che sa riconoscere un “buon affare”. Non troverà un affare migliore della politica di sviluppo globale “One Belt, One Road” della Cina.