Il colloquio telefonico tra Trump e Xi Jinping del 26 marzo ha alimentato la speranza che non solo potrebbe cessare lo scambio di accuse sull’origine del virus, il quale ha rischiato di far deteriorare i rapporti tra i rispettivi due Paesi, ma anche che sia nata una vera collaborazione per sconfiggere la pandemia. Il colloquio è avvenuto proprio mentre gli Stati Uniti diventavano il centro dell’infezione globale, mentre il successo delle misure adottate a Wuhan permetteva alla Cina di allentare le restrizioni e riavviare lentamente le attività produttive.
Dopo la telefonata, durata un’ora, Trump ha scritto su twitter.com: “Ho appena concluso un’ottima conversazione col Presidente cinese Xi. Discusso in grande dettaglio il Coronavirus che sta flagellando gran parte del pianeta. La Cina ne ha viste tante e ha sviluppato una forte comprensione del virus. Stiamo lavorando assieme. Grande rispetto!”
Xi Jinping ha dichiarato, secondo Xinhua: “Ambo le parti trarranno beneficio dalla cooperazione; entrambe perderanno se ci combattiamo. La cooperazione è l’unica scelta corretta. Spero che la parte americana possa intraprendere azioni reali. Le due parti dovrebbero lavorare assieme per migliorare la cooperazione, combattendo il virus e sviluppando rapporti non antagonistici”.
Trump ha reiterato l’importanza del colloquio nel corso del briefing quotidiano rivolto alla stampa il 27 marzo, menzionando la stretta amicizia con Xi e sottolineando l’importanza di ciò che si può apprendere dall’esperienza cinese.
Tra i due Paesi erano cresciute le tensioni dopo che un funzionario del Ministero degli Esteri cinese aveva reagito alle ripetute accuse di parte americana, accusando un militare americano di aver portato il virus a Wuhan lo scorso autunno, durante alcune esercitazioni. Il Segretario di Stato Mike Pompeo e il Segretario alla Difesa Esper avevano più volte fatto riferimento al Coronavirus chiamandolo “Virus di Wuhan” o “Virus cinese”, termine usato anche dallo stesso Trump nei briefing della scorsa settimana. Pompeo e altri falchi hanno accusato la Cina di poca trasparenza, così impedendo agli Stati Uniti di prendere per tempo le misure atte a fronteggiare l’arrivo della pandemia. Durante una teleconferenza del G7, Pompeo aveva parlato dell'”autoritarismo” e della “maligna influenza” della Cina, sostenendo che Pechino ponga “una minaccia sostanziale alla nostra salute e al nostro stile di vita”.
Nel frattempo, la Cina si è impegnata in una campagna senza precedenti di sostegno materiale e di condivisione di dati con oltre ottanta nazioni, fornendo aiuti essenziali in un momento di grande bisogno. Nell’interesse dell’umanità, sarebbe bene che Pompeo venisse licenziato e che cessasse l’isteria anti-cinese. (Nella foto uno striscione del LaRouchePAC a New York).