parte 1

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parte 2

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di Leonardo Magrini

Domenica 26, in un’Arezzo assonnata, forse vittima dell’ipocrisia del 25 aprile, Democrazia Diretta ha organizzato il primo confronto in Italia tra la Modern Money Theory della Mosler Economics e le proposte larouchiane sostenute da MoviSol.

Potrei scrivere per giorni senza riuscire a nominare tutti quei “miracoli” mediatici che riescono a dipingere l’austerità come “necessaria” anziché “criminale”, preferisco invece soffermarmi sullo spirito di dialogo che ha caratterizzato le presentazioni dei due relatori. L’intervento di Filippo Abbate per la MMT-Toscana era incentrato sull’applicazione della MMT in funzione della Costituzione italiana, ed in particolare su quegli articoli palesemente in contrasto con i Trattati europei; ampio spazio è stato dedicato a due temi molto sentiti in ambienti larouchiani: la separazione bancaria e gli investimenti infrastrutturali. Claudio Celani, Vice Presidente MoviSol, ha invece contrapposto la storia della politica oligarchica alle politiche “prometeiche” adottate, per citare qualche nome recente, da Aldo Moro ed Enrico Mattei, F.D.Roosvelt e J.F.Kennedy.

In contrasto con i dati forniti dalla BCE, sono stati presentati grafici raffiguranti l’esposizione reale dei principali gruppi bancari, i costi dei salvataggi bancari, il rapporto tra deficit, PIL ed aggregati finanziari.

Per quanto riguarda il costo della disoccupazione e la piena occupazione, cavallo di battaglia dei promotori MMT, Celani ha presentato un suo studio personale relativo alla situazione italiana verso la fine del secolo scorso, integrandolo ai grafici delle politiche roosveltiane dall’introduzione della legge Glass-Steagall sulla separazione bancaria (1933) fino al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Confrontando i dati della politica di “stimolo” di Obama e quella di Roosevelt, Celani ha dimostrato che il “deficit spending” non è la stessa cosa del credito produttivo; la prima non ha avuto alcun effetto, anzi, ha peggiorato i dati dell’economia reale, mentre la seconda generò una ripresa dell’economia e dell’occupazione sostenuta negli anni.

Il risultato è stato un dibattito che ha sviluppato gli argomenti in comune anziché evidenziare le differenze, che indubbiamente esistono, ma che in virtù della gravità della situazione politica occidentale dovrebbero, e domenica sono, passare in secondo piano. Non possiamo che elogiare questo spirito, condividendo in pieno l’appello lanciato da Gabriele Chiurli, candidato Presidente alle prossime regionali in Toscana per Democrazia Diretta, ad impegnarsi in politica in prima persona.

Che la situazione attuale sia frutto della malafede o dell’incompetenza della classe politica italiana è irrilevante, il dato di fatto è che negli ultimi decenni il nostro Parlamento ha ratificato dei Trattati che favoriscono l’oligarchia sulla pelle dei cittadini. Il sistema occidentale, basato sulla speculazione finanziaria anziché sull’economia reale, è prossimo al collasso; come ha evidenziato Celani nel suo intervento, allo stato attuale le possibili vie d’uscita sono tre (più una):

  1. crollo fisico del sistema
  2. iperinflazione
  3. guerra mondiale
  4. una combinazione delle tre…

Preso atto della situazione, è irrazionale (e controproducente) sperare che siano le stesse persone che ci hanno svenduto all’oligarchia a tirarcene fuori. Ne deriva la necessità, sopra ogni altra cosa, di essere pronti a ricostruire dalle macerie. Per farlo è necessario un progetto comune, valido, costruito anche sulla base delle recenti esperienze. Come le banche devono tornare a fare le banche finanziando l’economia reale, i politici devono tornare a difendere gli interessi dei cittadini che sono chiamati a governare sopra quelli personali e di partito (e la legge elettorale, subordinando i candidati alle segreterie di partito anziché agli elettori, sicuramente non aiuta…).

Decenni di malgoverno hanno prodotto in Italia una diffidenza intrinseca nei confronti di chiunque tenti di occuparsi di politica. Il politico è visto come un farabutto a prescindere da quali siano le sue idee ed il suo impegno; questo atteggiamento, aggiunto ad una legislazione che rende sempre più difficile la candidatura alle elezioni, ostacola la nascita di una forza politica che promuova un’alternativa credibile all’austerità. Su tutta la penisola assistiamo quasi quotidianamente alla nascita di mini-formazioni politiche, molte delle quali motivate da buoni propositi ma troppo spesso limitate dalla mancanza di fiducia; cominciare il dialogo dai punti in comune anziché dalle differenze riteniamo sia l’approccio corretto per superare questa situazione di stallo.

In conclusione una triste considerazione sulla stampa aretina: la partecipazione alla conferenza, purtroppo, è stata molto scarsa. Nessun quotidiano locale ha riportato l’evento nonostante i comunicati stampa siano stati inviati il lunedì ed il venerdì antecedenti la conferenza, preferendo pubblicizzare manifestazioni in altre zone della Toscana piuttosto che dare spazio a Democrazia Diretta a casa loro. Se non possiamo affermare di esserne sorpresi, lasciateci almeno esprimere disdegno per la presenza di banner “Vota Partito Democratico” all’interno dello speciale elezioni di una di queste testate.