Il 9 dicembre sono cominciate le procedure alla Commissione Giustizia della Camera che dovrebbe alla fine spiccare i capi d’imputazione contro Trump. L’accelerazione imposta dalla speaker Nancy Pelosi (foto) si basa su “fatti” che sono incontestati solo nei suoi ambienti, nei servizi deviati, in parte della comunità diplomatica e nei media. Tipica è la negazione di qualsiasi “malefatta” da parte dei due Biden, padre e figlio, nella campagna del 2016 contro Trump. Su che si basa questa asserzione? Sul fatto che lo dice “la comunità di intelligence”. Ma proprio questi funzionari d’intelligence sono sotto inchiesta da parte del ministro della Giustizia William Barr e del procuratore John Durham, per il ruolo possibilmente svolto nell’orchestrare il Russiagate. Lo scopo dei congiurati è di neutralizzare l’inchiesta riducendo le accuse a “teorie complottistiche”.
Trump ha accusato i democratici di follia. “Se volete mettermi in stato d’accusa, fatelo rapidamente”, in modo da avviare il processo al Senato controllato dai repubblicani. Un processo straccerebbe le accuse fabbricate contro il presidente, specialmente quando saranno depositati gli atti di Barr e Durham. I democratici puntano a trascinare le cose per il lungo nella speranza di indebolire le prospettive di rielezione di Trump.