Da un paio d’anni gli agricoltori di tutta l’Unione Europea sono in rivolta contro la folle politica dell’Unione Europea “Farm to Fork”, che prevede tagli radicali (fino al 50%) nell’uso di pesticidi e fertilizzanti, nonché la riduzione dei terreni agricoli disponibili. Ciò ha già avuto conseguenze politiche nei Paesi Bassi, dove gli agricoltori hanno fondato un nuovo partito, il BBB, che è entrato nella Camera dei deputati poche settimane fa, dopo aver conquistato sedici seggi al Senato a marzo. Anche in Polonia i voti degli agricoltori hanno contribuito alla vittoria dell’alleanza di opposizione alle elezioni politiche del 15 ottobre.
Gli effetti della politica della Commissione europea sono stati un fattore di rottura della coalizione CDU-Verdi nello Stato tedesco dell’Assia dopo le elezioni statali dell’8 ottobre. Ad essa è subentrata una coalizione CDU-SPD che ha promesso di difendere gli interessi degli agricoltori. Anche in Francia, le organizzazioni di agricoltori hanno protestato contro l’aumento dei prezzi del gasolio agricolo e le restrizioni sull’uso dei nitrati e annunciano azioni di protesta anche a gennaio. Oltre alla politica agricola imposta da Bruxelles, gli agricoltori dell’Europa occidentale e orientale temono che l’ingresso nell’Unione dell’Ucraina, un importante produttore agricolo, vada a loro discapito.
Negli ultimi mesi gli agricoltori tedeschi sono rimasti relativamente tranquilli, per vari motivi. Ma le cose sono cambiate la settimana scorsa, dopo che il governo di Berlino ha annunciato l’abolizione dei sussidi statali al prezzo del gasolio per usi agricoli, scatenando una massiccia ondata di proteste a livello locale.
In pochi giorni, l’associazione nazionale degli agricoltori tedeschi, DBV, ha organizzato una manifestazione che ha visto accorrere a Berlino migliaia di trattori da tutte le direzioni, che hanno paralizzato la città il 18 dicembre. Davanti alla Porta di Brandeburgo si è tenuto un comizio in cui i rappresentanti degli agricoltori hanno chiesto al governo di ritirare le misure. Altrimenti, ci sarà una “resistenza massiccia” a partire da gennaio, ha avvertito il presidente della DBV Joachim Rukwied.
Il contraccolpo ha spinto il ministro dell’Agricoltura Cem Ozdemir dei Verdi a prendere le distanze dal governo di cui fa parte e ad accettare l’invito a parlare alla manifestazione di Berlino, dove però è stato sonoramente fischiato. Nel programma mattutino della televisione nazionale ARD, l’opportunista Ozdemir ha spiegato che, pur non essendo contrario ai tagli in linea di principio, comprendeva le preoccupazioni degli agricoltori. La “soglia del dolore” è stata “superata”, ha riconosciuto, soprattutto perché non c’è “nessuna alternativa” al gasolio agricolo. Inoltre, il ministro delle Finanze Christian Lindner, liberale, si è detto disposto a ripristinare i sussidi e a trovare altre voci da tagliare per compensare il buco nel bilancio statale.