Trova ostacoli il piano di trasformare la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) in un’entità chiamata “climate bank” (banca climatica) che a partire dal prossimo anno sospenderebbe ogni investimento nelle tecnologie e nelle fonti di energia fossili. Il piano, appoggiato dalle fondazioni ambientaliste britanniche, metterebbe la BEI (l’istituto finanziario multilaterale più grande del mondo) in sincronia con la Banca d’Inghilterra, la Banca Centrale Europea e altri istituti, che di fatto perseguono la deindustrializzazione dell’Europa elargendo credito unicamente ai parchi eolici e solari. Persino il governo tedesco, noto per la decisione di uscire dai settori dal nucleare e del carbone, e il governo italiano si sono finora rifiutati di appoggiare la proposta.
L’ex candidato alla Presidenza francese Jacques Cheminade (foto) ha pubblicato una dichiarazione chiedendo di bocciare il piano. La BEI, che si definisce il braccio creditizio dell’UE, ha un capitale di quasi 250 miliardi di Euro e un’esposizione di 400 miliardi che comprende il finanziamento di numerosi progetti infrastrutturali. Negli ultimi dieci anni ha emesso “green bond” per migliorare l’efficienza energetica, la connettività e i trasporti.
Ma nel luglio 2019 i direttori della BEI hanno fatto circolare una nuova proposta politica per “trasformare la BEI nella Banca Climatica dell’UE”. A causa di resistenze nazionali la proposta non è stata adottata alla riunione di ottobre della banca. La lobby ambientalista sta cercando di fare breccia sul primo Vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmerman e sulla Presidente Ursula von der Leyen per ottenere una decisione favorevole in novembre.
Cheminade ha osservato che se la BEI decidesse di sospendere i finanziamenti alle infrastrutture energetiche fossili, ciò potrebbe, oltre ad avere un impatto distruttivo sull’economia fisica, che si avrebbe a causa dell’abbassamento della densità e dell’efficienza energetica, costituire il punto di ribaltamento dell’intero sistema finanziario paventato dal governatore della Banca d’Inghilterra Marc Carney e da altri, nel mentre si adoperano proprio per raggiungerlo. È in ballo il deprezzamento di oltre ventimila miliardi di titoli globali collegati ai combustibili fossili.