La nuova coalizione di governo tedesca (SPD, Verdi e FDP) si troverà presto a navigare tra gli scogli, sia negli affari interni, che in quelli internazionali. L’ossessione per la protezione del clima über alles genererà resistenze da parte dei settori industriali che dipendono da fonti di energia affidabili, sia a livello manageriale, che delle maestranze. Le agitazioni dei lavoratori potrebbero essere molto imbarazzanti per il partito del Cancelliere Scholz, specialmente se il governo rifiuterà ogni intervento pubblico per fermare la speculazione sul prezzo dell’energia.
I principali piantagrane nel governo saranno i Verdi. Ancor prima che il governo prestasse giuramento, il ministro degli Esteri designato, Annalena Baerbock, ha provocato una mini-crisi diplomatica con la Cina. In un’intervista con il Tageszeitung del 2 dicembre, ella ha annunciato un approccio più duro contro Pechino, comprendente il possibile ricorso alle sanzioni. La Germania (e l’UE) potrebbe proibire l’importazione di “prodotti provenienti da regioni come lo Xinjiang, dove i lavori forzati sono pratica comune”, ha detto. Si potrebbero anche boicottare le Olimpiadi invernali, ha aggiunto.
L’ambasciata cinese a Berlino ha prontamente risposto, affermando diplomaticamente che “c’è bisogno di costruttori di ponti e non di muri” e esprimendo preoccupazione riguardo chi enfatizza le differenze e parla di “competizione sistemica”. Il comunicato ha espresso comunque “la speranza che i politici tedeschi considerino obiettivamente e integralmente la Cina e le relazioni sino-germaniche” e promuovano pragmaticamente la cooperazione tra i due Paesi. Il Cancelliere in pectore Olaf Scholz, tuttavia ha espresso l’intenzione di continuare la politica di Angela Merkel verso la Cina e di far rigare dritto i partner di coalizione.
La Baerbock riserva analoghe ostilità nei confronti della Russia, anche qui smarcandosi dalla tradizionale politica socialdemocratica, e potrebbe generare frizioni se i Verdi cercheranno di portare Scholz su posizioni filo-ucraine e anti-russe. Questo conflitto interno sarà probabilmente una costante nel futuro prossimo e potrebbe persino portare a una crisi di governo se le tensioni internazionali dovessero aumentare pericolosamente.
Un altro fianco debole del nuovo governo è rappresentato dai liberali dell’FDP. La maggioranza della base e degli elettori è favorevole al nucleare e non approva il compromesso a cui è sceso il leader del partito e prossimo ministro del Tesoro, Christian Lindner. Il fatto che abbia sottoscritto l’agenda delle rinnovabili nel programma di coalizione farà loro perdere consensi, specialmente se e quando la Germania dovesse subire dei black out all’inizio dell’anno prossimo, a seguito dello sganciamento dalla rete di tre delle sei centrali nucleari rimaste attive.