Il 16 gennaio i cristiano-democratici tedeschi hanno eletto Armin Laschet, attuale governatore del Nord Reno Vestfalia (NRW), nuovo presidente del partito. Con le elezioni politiche tra soli otto mesi, il grande interrogativo è: Laschet allontanerà il partito dall’eredità decisamente anti-industriale di Angela Merkel, che ha guidato la CDU per 18 lunghi anni (2000-2018) e che è cancelliere dal 2005? Sarebbe una sfida erculea. Una larga fetta del partito ha chiesto la fine della grande coalizione con la SPD, al governo dal 2013, e un’alleanza con i Verdi. Per questi ultimi, però, Armin Laschet, figlio di un minatore, è considerato un inaccettabile “uomo del carbone e dell’acciaio”. Il NRW, nonostante il lungo processo di deindustrializzazione, rimane il cuore produttivo della Germania.
Il principale avversario di Laschet nella corsa alla presidenza del partito era Friedrich Merz, un neoliberista che ha ricevuto il 43% dei voti. Egli è sostenitore di una coalizione con i Verdi, il che non sorprende dato che è l’ex presidente della filiale tedesca di BlackRock, a sua volta consulente della Commissione UE per le questioni relative ai Green Deal.
Mentre Laschet ora ha buone possibilità di diventare il candidato cancelliere della CDU-CSU alle elezioni di settembre, dovrà prima sconfiggere Markus Söder, capo del partito fratello CSU e governatore della Baviera, che al momento è più popolare (36%, contro il 21% di Laschet), anche se la situazione potrebbe cambiare rapidamente. Anche Söder ha flirtato con la possibilità di formare una coalizione con i Verdi.
Se sarà eletto Cancelliere, ci si aspetta invece che Laschet favorisca una coalizione con la SPD, magari in un trio con il partito liberale FDP con cui governa nel NRW.
Essendo stato finora principalmente un politico regionale, Laschet non ha elaborato una politica estera. La buona notizia è che, a differenza di Merz, non fa parte delle reti geopolitiche transatlantiche. Chiaramente, se vuole guidare fuori dall’attuale depressione l’industria tedesca orientata all’esportazione, dovrà riaprire la porta a una maggiore cooperazione con la Russia e la Cina. Inoltre, dovrà ripristinare una sana politica energetica per il Paese. Ciò significa rifiutare il corso antinucleare dell’era Merkel e la disastrosa marcia verso l’era delle “rinnovabili”. Una prima cartina di tornasole per il nuovo Cancelliere e il suo governo sarebbe quella di annullare la chiusura di tre dei sei reattori nucleari rimasti in Germania, prevista per la fine del 2021, e di avviare un serio dibattito sui vantaggi delle tecnologie nucleari, in particolare dei reattori di ultima generazione.