Il 26 marzo, il referendum indetto dagli ambientalisti per rendere obbligatoria la totale „neutralità climatica“ della città di Berlino entro il 2030 non ha raggiunto il quorum ed è stato quindi sconfitto. Una vittoria avrebbe costretto il Senato della capitale tedesca, che ha lo status di Land, ad inserire una disposizione vincolante nella legge sulla transizione energetica, stabilendo la neutralità climatica entro il 2030 anziché il 2045, come precedentemente previsto.
Una risicata maggioranza di circa 442.000 elettori ha votato a favore (50,9%), mentre 423.000 contro (48,7%). Ma i Si non hanno superato il quorum del 25% degli aventi diritto al voto (2,4 milioni) necessario per approvare la legge. Si tratta di una buona notizia, in linea con la tendenza nazionale al rifiuto delle politiche eccessivamente ideologiche dei Verdi, compresa la crociata bellica contro la Russia.
Ciò che è preoccupante, tuttavia, è che né la CDU né la SPD hanno mosso un dito per bloccare l’iniziativa, pur sapendo che i finanziamenti provenivano principalmente da fonti del settore bancario d’investimento statunitense. Gli 1,2 milioni di euro spesi per il referendum sono stati un multiplo di quelli normalmente impiegati in precedenti consultazioni di questo tipo. Quasi 500 milioni sono stati donati dalla statunitense Fondazione Eutopia, un’interferenza straniera nel processo democratico europeo ignorato da chi di solito si sbraccia per denunciare presunti „soldi di Putin” a partiti politici europei. I collegamenti di questa fondazione portano non solo agli estremisti di Extinction Rebellion, fondata nel Regno Unito, ma anche alle alte sfere della finanza e della politica della lobby del clima. Si risale fino alla Lehman Bros pre-2008, con ruoli attivi svolti da Teddy Roosevelt IV (foto, presidente del Consiglio sui cambiamenti climatici della banca dal 2007 in poi) e Teddy Roosevelt V. Il primo è attualmente segretario del Climate Reality Project, nato dalla fusione tra l’Alliance for Climate Protection di Al Gore e il Climate Project, entrambi da lui fondati.
Il Movimento tedesco per i Diritti Civili Solidarietà (BüSo) è stata l’unica forza politica a denunciare il referendum come un remake del „Piano Morgenthau“ di ispirazione britannica, che mirava a deindustrializzare e spopolare la Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale. La dichiarazione del BüSo riprende un punto sollevato nel „Manifesto per la pace“ di Sahra Wagenknecht e Alice Schwarzer e nella relativa manifestazione di 50.000 persone a Berlino il 25 febbraio, ossia l’urgente necessità di una nuova forza politica in Germania.