Le elezioni nei due Stati orientali del Brandeburgo e della Sassonia hanno fatto registrare forti perdite per i democristiani della CDU e per i socialdemocratici della SPD, una conseguenza non tanto delle considerazioni regionali degli elettori, ma piuttosto del malcontento generale verso quei due partiti. Se si tenessero ora le elezioni politiche, la CDU e la SPD non otterrebbero abbastanza voti per formare una coalizione di governo. Questo è uno dei due messaggi del voto di domenica 1 settembre.
L’altro messaggio interessante è che i Verdi, principali beneficiari della psicosi ambientalista/climatica indotta dai media nella parte occidentale della Germania, dove attualmente sono il secondo partito nei sondaggi, non riscuotono gli stessi favori nelle regioni orientali.
Il terzo messaggio è che il malcontento non è appropriatamente riflesso nel voto, perché nessun partito ha presentato una vera alternativa programmatica. Lo stesso partito Alternative für Deutschland, il grande vincitore delle elezioni, ha fatto campagna elettorale principalmente sul tema dell’immigrazione. AfD è giunto secondo nei due Stati, avanzando parecchio rispetto alle ultime elezioni, ma poiché tutti gli altri partiti hanno giurato di non fare mai alleanze con i “populisti di estrema destra”, la formazione di nuove amministrazioni regionali si rivelerà complicata dovendo coinvolgere tre partiti per ottenere la maggioranza di governo. Questo non è certamente un segno di stabilità politica. Governi di minoranza non hanno tradizione in Germania, per cui quest’opzione può essere scartata.
Le combinazioni più probabili sono Nero-Verde-Rosso (CDU-Verdi-SPD) in Sassonia col 48,4% e col 52,6% in Brandeburgo, oppure Rosso-Nero-Rosso (SPD-CDU-Linke) col 47% in Brandeburgo.
Il risultato finale di domenica in Sassonia: CDU 32,1% (-7,3%), AfD 27,5% (+17,8%), Linke 10,4% (-8,5%), Verdi 8,6% (+2,9%), SPD 7,7% (-4,7%). In Brandeburgo: SPD 26,2% (-5,7%), AfD 23,5% (+11,3%), CDU 15,6% (-7,4%), Verdi 10,8% (+4,6%), Linke 10,7% (-7,9%). (Nella foto una manifestazione di minatori contro la politica di decarbonizzazione, il cartello dice “noi viviamo del carbone”).