L’esponente dell’opposizione russa Aleksei Navalny ha alle spalle una serie di condanne penali e la sua ultima incarcerazione è dovuta a violazioni della libertà condizionata. Ma molti credono che egli si stia anche muovendo come agente straniero per lanciare una rivoluzione colorata in Russia. Questa accusa è confermata da un video di sorveglianza trasmesso il 1° febbraio da RT. Il video, filmato dal Servizio di Sicurezza Federale russo (FSB) nel 2012, mostra un incontro tra il direttore esecutivo della Fondazione Anti-Corruzione di Navalny (FBK) Vladimir Ashurkov e il secondo segretario per gli affari politici presso l’ambasciata del Regno Unito in Russia, James William Thomas Ford, considerato un agente dell’MI6 che opera sotto copertura diplomatica.
Nel video si sente Ashurkov dire: “Se avessimo più soldi, ingrandiremmo la nostra squadra, naturalmente… 10, 20 milioni di dollari all’anno…. E questa non è una grande quantità di denaro per persone che hanno miliardi in gioco”. Per quel prezzo, Ashurkov sostiene che potrebbe non solo fare indagini e produrre rapporti anti-corruzione, ma anche organizzare “proteste di massa, iniziative civili, propaganda, stabilire contatti con l’élite e spiegare loro che siamo persone ragionevoli e non abbiamo intenzione di demolire tutto e portare via i loro beni”. Ashurkov dice anche che la sua organizzazione potrebbe favorire gli interessi britannici poiché potrebbe fornire informazioni dannose contro le banche russe che operano in Europa.
Il diplomatico britannico Ford non prende alcun impegno finanziario nel video, suggerendo che una soluzione elegante sarebbe quella di passare attraverso Transparency International.
Anche se RT non ha fornito alcuna prova che Ford sia un agente dell’MI6, il suo background indica che è probabile. Egli è stato primo segretario all’ambasciata in Turchia tra il 2015 e il 2019, quando l’ambasciatore era l’attuale capo dell’MI6 Richard Moore (2014-2017), che già allora faceva parte del controspionaggio.
Quanto a Vladimir Ashurkov, è ancora attivo e vive a Londra. Infatti, ha scritto una lettera pubblica proprio la settimana scorsa al presidente Joe Biden, con una lista di stretti collaboratori di Vladimir Putin che, dice, dovrebbero essere colpiti da sanzioni. Allo stesso tempo, un secondo alleato di Navalny, Leonid Volkov, ha concesso un’intervista a Reuters con la stessa richiesta di sanzioni contro la cerchia ristretta di Putin, che secondo lui porterebbero a “conflitti intra-élite”. La Reuters si è rallegrata, commentando che questo “potrebbe innescare lotte intestine potenzialmente destabilizzanti tra le élite russe”, cioè un potenziale cambio di regime dall’interno.