Nell’intervista data alla CNN il 15 settembre il Presidente egiziano Ḥosnī Mubarak ha ricordato le occasioni diverse in cui dal 1991 ha ripetuto che i governi debbono prendere sul serio la minaccia terroristica e ha deprecato il fatto di essere rimasto inascoltato. Ha poi sottolineato la natura straordinaria della tragedia dell’11 settembre: “Prendiamo delle precauzioni a terra, possono verificarsi dei dirottamenti … o altro … ma nessuno poteva prevedere l’uso di aerei di linea da schiantare contro le torri e il Pentagono. Chi lo ha fatto deve aver volato in quell’aerea a lungo. Ad esempio, il Pentagono non è molto alto, per colpirlo direttamente un pilota deve aver volato nella zona in modo da conoscere gli ostacoli che rischiava di incontrare”. “Qualcuno ha studiato l’operazione molto a lungo ed ha volato in quella zona a lungo”.

Gli è stato chiesto se intendesse dire che l’operazione è interna agli USA e chi poteva esservi dietro. Mubarak ha risposto criticando l’assioma secondo cui deve trattarsi necessariamente di arabi. “Ricordate Oklahoma, dissero subito che erano stati gli arabi, mentre non furono gli arabi. Aspettiamo di vedere i risultati delle indagini, perché qualcosa del genere fatto agli USA non è una cosa semplice”. Riferendosi all’addestramento dei piloti ha spiegato: “Si dice che molti piloti siano stati addestrati in Florida; c’è tanta gente che va al corso per avere un brevetto per volare, e dunque ci sarebbe tanta gente in grado di un’azione di quel tipo. Io parlo come ex pilota. Lo so benissimo perché ho pilotato aerei molto pesanti, ho pilotato i caccia e so benissimo che non è una cosa facile, e che non è il caso di trarre le conclusioni troppo facilmente”.

Mubarak ha anche messo sull’avviso i governi a non dare asilo ai terroristi ed ha ripetuto questi argomenti in un’intervista successiva alla NBC il giorno dopo.