Allo “sportello per la ripresa economica” i passanti si attardano volentieri, perché vogliono capire le cause di questa crisi. Figuratevi quando capiscono che siamo seri nel parlare di un programma di uscita e di ricostruzione economica mondiale.

Per una elegante signora che si è tenuta alla larga con una smorfia di commiserazione perché si auspicava la nuova lira per riprendere a lavorare alla Enrico Mattei, decine di passanti hanno capito al volo che i BRICS costituiscono un elemento essenziale della strategia con cui sottrarre il nostro Paese al declino, e che c’è vita oltre l’euro e il fatalismo.

Avreste dovuto vedere la trasformazione dei volti di una dozzina di quindicenni magrebini, di quelli che senza arte né parte vanno bighellonando in branco, quando si sono visti trattare come persone pensanti ed è stato loro esposto il progetto Transaqua e il programma di integrazione infrastrutturale dell’Africa (in sé stessa e con l’Europa)
che permetta la formazione e l’occupazione massiccia di ingegneri e operai nei Paesi da cui ora si fugge verso l’Europa del Nord. Dismesse le maschere degli sbruffoni, si sono lasciati trasportare dall’entusiasmo e hanno accolto l’idea di discutere di questo futuro con gli educatori della loro comunità per minori.

Molti anche gli stranieri, a ragionare insieme delle virtù della separazione bancaria, delle aspirazioni scientifiche e tecnologiche dei BRICS, e del credito pubblico produttivo.