L’Unione Europea mira a sostituire interamente i veicoli con motore a combustione interna con veicoli a motore elettrico (EV) entro il 2050. Tale obiettivo ambizioso, non considerando i presupposti della non dimostrata teoria antropogenica dei cambiamenti climatici, è comunque irrealizzabile e gli sforzi fatti per raggiungerlo comporteranno una catastrofe industriale, energetica, finanziaria e sociale.
Lo scorso 17 dicembre, il presidente della Toyota Motors, Akio Toyoda, ha lanciato uno strale contro i politici che sostengono la conversione totale all’elettromobilità. Se tutti i veicoli circolanti in Giappone fossero a trazione elettrica, il paese rimarrebbe a secco di elettricità in estate. L’infrastruttura necessaria ad alimentare una flotta composta da soli EV, ha detto, costerebbe al Giappone da un minimo di 135 a un massimo di 358 miliardi di dollari. Inoltre, poiché il carbone e il gas naturale rappresentano una grossa fetta del mix energetico nazionale, “più EV costruiamo, più CO2 emettiamo”, ha osservato.
Osservazioni che possono essere applicate all’Europa. Facendo le debite proporzioni, l’infrastruttura necessaria a sostenere una flotta costituita al 100% di EV in Europa costerebbe tra i 390 e i 1.014 miliardi di euro. Anche supponendo che si trovino le risorse togliendole a sanità, pensioni, scuola ecc. o aumentando il debito pubblico, una transizione completa a EV è tecnicamente impraticabile.
Prendiamo il target intermedio dell’UE: riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030. Immaginiamo di applicare questo target all’Italia, sostituendo il 55% del parco veicoli nazionale, che attualmente si aggira sui 38 milioni. Si tratterebbe di vendere circa 20 milioni di veicoli elettrici in dieci anni, ovvero 2 milioni di EV all’anno (al netto delle sostituzioni). Ma attualmente (2020), se ne vendono solo 20 mila l’anno, per cui le immatricolazioni dovrebbero aumentare di cento volte!
Per alimentarli, calcolando un consumo medio annuo per veicolo di 3,2 Mwh (per una media di 10 mila km percorsi) occorrerebbe ogni anno nuova capacità elettrica per 3,2 Mwh x 2 milioni = 6,4 Twh (64 Terawattore in dieci anni). Considerato che in media in Italia un mq. di impianto fotovoltaico produce 150kwh l’anno, occorrerebbero in dieci anni circa 420 milioni di mq. (420 kmq.) di nuovi pannelli fotovoltaici, ovvero una superficie pari al doppio del comune di Milano, o, se si preferisce, pari ad una fascia larga 4 km di litorale adriatico tra Ancona e Rimini. Ricorrendo all’eolico, invece occorrerebbero 2 milioni di nuove pale eoliche in dieci anni.
E qui si apre la questione del sistema energetico europeo: la dipendenza da rinnovabili ha reso la rete talmente instabile da rendere un blackout continentale sempre più probabile. Ci siamo andati molto vicini all’inizio di gennaio, quando un improvviso deficit in Germania ha provocato un surriscaldamento della rete rumena che aveva fornito la potenza mancante. Pensare di continuare a sostituire le fonti stabili con le rinnovabili, pensando di potere gestire la crescente instabilità con i sistemi “smart” è pura imbecillità.