Lo scontro sul credito di cui avevamo dato anteprima nello scorso numero ha compiuto un salto qualitativo quando il Vicepremier italiano Luigi di Maio ha rilanciato la separazione bancaria menzionando il modello della legge Glass-Steagall emanata dal Presidente Roosevelt nel 1933. Come i nostri lettori sanno, la separazione bancaria è il punto di partenza per un sistema di credito allo sviluppo e anche per privare la finanza speculativa degli “alimenti” della BCE indispensabili per la sua sopravvivenza.

Di Maio lo ha fatto nel corso della popolare trasmissione “Porta a Porta” il 18 gennaio, quando Vespa ha sollevato il caso delle sofferenze bancarie e della recente direttiva della vigilanza BCE che chiede agli istituti di credito italiani di coprirle al 100% entro il 2026. “Chiedere di azzerare i crediti deteriorati [NPL] entro il 2026 significa dire all’Italia, che ha un terzo di tutti i NPL, ‘chiudete le banche'”, ha risposto Di Maio.
“Dobbiamo fare due o tre norme subito”, ha proseguito Di Maio: “una norma che avvia la separazione tra banche di speculazione finanziaria e banche commerciali, quelle che prestano veramente all’economia reale (…) Voglio dire banche che fanno investimenti in borsa e giocano in borsa, e banche che con i nostri depositi prestano all’economia reale. Si chiama Glass-Steagall Act e dobbiamo farlo il prima possibile”.

Di Maio ha anche ripreso l’idea di una banca pubblica per gli investimenti, da lanciare entro l’anno.
Sullo stesso tema, il Presidente della Commissione Finanze della Camera Alberto Bagnai ha denunciato il fatto che con le regole della BCE sulle sofferenze “finisce che il prezzo non lo fissa più il fisiologico incontro tra domanda e offerta, ma di fatto lo decide il compratore”. In un’intervista al quotidiano La Verità, Bagnai ha citato lo studio pubblicato su scenarieconomici.it da Fabio Dragoni e Giuseppe Liturri, che hanno confrontato ciò che le banche hanno recuperato sui crediti deteriorati non ceduti (44 per cento) e il prezzo di cessione di quelli che invece hanno venduto (26 per cento). La differenza è circa del 18 per cento. Applicando quel 18 per cento a 164 miliardi di crediti “risolti” ne viene fuori una perdita di quasi 30 miliardi.

Elencando questo e altri motivi, l’europarlamentare Marco Zanni ha denunciato il fallimento del mandato di Mario Draghi durante la seduta cerimoniale per il ventesimo anniversario dell’Euro a Strasburgo il 15 gennaio. Nel suo intervento, Zanni ha affermato: “La BCE ha stampato un sacco di soldi che non sono andati all’economia reale. Per ogni cento euro stampati dalla banca centrale, solo ventinove sono andati a famiglie e imprese. Ecco, io credo che guardando a questo quadro ci sia poco da celebrare, e che questo sia un momento importante per riflettere sul fallimento dell’Euro e del suo fallimento come presidente di questa banca centrale”. (Nella foto Marco Zanni con Massimo Richard Kolbe Massaron e Liliana Gorini,presidente di MoviSol, durante la consegna delle 217 firme di parlamentari europei e italiani per il ripristino della legge Glass-Steagall).