Il giorno dopo il vertice tra Trump e Putin la stampa americana non ha lesinato le critiche al Presidente Trump poiché “non si fida” dei vertici della sicurezza e dell’intelligence. Ma per quale motivo dovrebbe fidarsi dell’ex capo della CIA John Brennan e dell’FBI James Comey, da lui rimossi, del mentitore (davanti al Congresso) James Clapper e dell’inquirente speciale Robert Mueller (responsabile degli insabbiamenti sul ruolo saudita nell’11 settembre 2001, quando dirigeva l’FBI)? Costoro sono i responsabili del Russiagate. Mueller, inoltre, ha manovrato il più possibile per sabotare il vertice di Helsinki, con la sua dichiarazione “Ho nelle mie mani i nomi di dodici russi…”

Vediamo qualche precedente di questa sana sfiducia presidenziale nelle spie…

John F. Kennedy si fidò forse di Edgar J. Hoover e di Allan Dulles (direttore della CIA)? Non aggirò forse i suoi consiglieri militari per risolvere la crisi missilistica di Cuba assieme alle fazioni sovietiche contrarie alla guerra mondiale?

Abramo Lincoln non si fidò del suo generale George B. McClellan, che tramava per dissolvere l’Unione.

Infine, alla vigilia del vertice di Helsinki, i neoconservatori non hanno forse attaccato il fu Franklin D. Roosevelt (foto) definendo la sua Conferenza di Yalta “seconda Conferenza di Monaco”?

Stiamo parlando di tre buoni presidenti, di tre presidenti americani coraggiosi.

È presto per dire se Trump sarà considerato un grande presidente americano: certo è che, con tutte le sue apparenti contraddizioni e rudezze, sta svincolando gli Stati Uniti da certe pesanti regole del gioco, reggendo al complesso delle azioni furiose di spioni, teorici e sostenitori della geopolitica, e decisi guerrafondai, per liberare il futuro dallo schema della guerra permanente e aprirlo alla cooperazione economica tra le nazioni.

Alla conferenza congiunta con Putin, i due presidenti hanno definito “amico comune” il presidente cinese Xi Jinping e si sono rivolti al presidente indiano Modi. Come ha dichiarato lo stesso Trump alla conferenza stampa, il dialogo è molto meglio dello scontro.

Sta emergendo quindi il “principio delle quattro potenze” evocato da Lyndon LaRouche. Assieme ad altre, come il Giappone, esse potranno realizzare il Nuovo Paradigma di progresso economico rapido e mutuo, di nuove scoperte di principio nel campo delle scienze fisiche e di relazioni pacifiche.

Alle elezioni di metà mandato gli elettori americani potranno mandare a casa i rappresentanti eletti impegnati a lagnarsi e a ragliare contro la crescita economica, il progresso e la pace.