Certi ambienti istituzionali diffondono l’idea secondo cui un fanatico nascosto nelle montagne afghane avrebbe innescato una crisi finanziaria, una recessione e forse anche una depressione. Dicono che adesso viene meno la fiducia del consumatore americano, cosa che comporta grandi rischi, compreso il crollo mondiale delle borse.

Si tratta di una distorsione dei fatti: la crisi era in piena fase di accelerazione già ad agosto e nella prima decade di settembre.

Tra l’aprile 2000 e l’aprile 2001 la capitalizzazione di borsa di imprese e famiglie USA è scesa dai 20,15 ai 14,88 miliardi di dollari. È una perdita del 26,2%, che corrisponde a più della metà del PIL americano. Ma la situazione è peggiorata ancora nel secondo e terzo trimestre dell’anno, e nell’ultima settimana d’agosto il sistema era fuori controllo: tra l’ultima settimana di agosto e la prima di settembre il Dow Jones ha perso 817 punti, ovvero l’8%.

Per i mercati europei l’agosto scorso è stato il mese peggiore dal “quasi-crack” dell’autunno 1998.

L’indice preliminare sulla disposizione del consumatore USA, in base ad uno studio su dati raccolti prima dell’11 settembre, mostra un caduta dal 91,5 di agosto all’83,6 a settembre, il valore più basso dal marzo 1993. Le proiezioni prevedono un nuovo ribasso fino a 77,2 punti.

In data 1 settembre 3,35 milioni di americani percepivano l’assegno di disoccupazione, un massimo rispetto all’agosto 1992.