Al vertice del 14 maggio sul Baltico, i ministri degli Esteri del G7, più l’immancabile Josep Borrell, hanno emesso una virtuale dichiarazione di guerra contro la Russia. La dichiarazione, come al solito, accusa Mosca di essere la sola responsabile per l’escalation in Ucraina e non accenna ad un possibile negoziato. Essa afferma: “Non riconosceremo mai i confini che la Russia ha tentato di cambiare con l’aggressione militare e confermiamo l’impegno a sostegno della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, compresa la Crimea, e di tutti gli stati”.
Il giorno successivo, alla riunione dei ministri degli Esteri della NATO a Berlino, il segretario generale Jens Stoltenberg (foto) ha sostenuto che l’offensiva russa starebbe fallendo e che l’Ucraina “può vincere questa guerra”. Per aiutarla a farlo, ha detto, gli alleati hanno fornito “assistenza di sicurezza del valore di miliardi di dollari” e addestrato “decine di migliaia di forze ucraine”.
È un’illusione credere che le forze ucraine possano costringere la Russia a capitolare e a rinunciare a tutte le rivendicazioni, non importa quante armi avanzate e addestramento esse ricevano dall’Occidente. Assalire la Crimea e la base navale di Sebastopoli significa la guerra mondiale, come sa bene ogni leader militare semi-competente.
Invece di cercare un accordo negoziato al conflitto, che era l’obiettivo dichiarato della maggior parte dei leader europei all’inizio, l’Occidente sta perseguendo una strategia di “rischio calcolato” che ricorda la Guerra Fredda. Questo approccio si basa sul “gioco del coniglio” (chicken game), in cui due autisti si lanciano l’uno contro l’altro su una rotta di collisione (oppure affiancati verso il dirupo nella versione resa popolare dal film “Gioventù bruciata” con James Dean), fino a quando uno dei due sterza (il “coniglio”) per evitare lo scontro e perde. Se nessuno cede, fanno entrambi una brutta fine.
Come spiegare altrimenti la folle corsa verso l’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO e la decisione dei due paesi di abbandonare una preziosa neutralità, sebbene sia generalmente riconosciuto che la Russia non rappresenta una minaccia per loro? Con questa mossa, la NATO metterebbe in atto la sesta espansione verso i confini della Russia dal 1990, violando le promesse fatte all’epoca. Sfortunatamente per il popolo ucraino, quest’ultimo viene usato letteralmente come carne da cannone da parte dell’Occidente in questo cinico gioco. Dopo la Russia, come abbiamo più volte ammonito, il bersaglio finale del partito guerrafondaio è la Cina.
Tuttavia, cresce il numero di persone e organizzazioni che, negli Stati Uniti e in Europa, leva la voce contro il pericolo di guerra, purtroppo rimanendo disuniti e disorganizzati. Il ruolo dello Schiller Institute ora è quello di riunirli per formare una forza coerente a livello globale per rivendicare un’agenda di pace e sviluppo reciproco.