All’incontro della Coalizione Internazionale per la Pace del 19 gennaio, ospite d’eccezione è stato il prof. Francis Boyle, giurista americano per i diritti umani e docente di diritto internazionale presso il College of Law dell’Università dell’Illinois, che ha parlato della causa intentata dal Sudafrica contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) dell’Aia. Il professor Boyle è stato avvocato della Bosnia-Erzegovina nel 1993 e ha vinto la causa contro la Jugoslavia per la cessazione di tutti gli atti di genocidio. Come ha spiegato nel suo intervento, “sono stato il primo avvocato in assoluto a vincere qualcosa alla Corte internazionale di giustizia sulla base della Convenzione sul genocidio”.
Quanto alla causa odierna sul genocidio a Gaza, Boyle ha dichiarato all’IPC di essere convinto che “il Sudafrica otterrà un’ordinanza di misure provvisorie di protezione contro Israele per conto dei palestinesi”. Questo su una base strettamente legale. “Ma come questione politica, [i giudici] stanno subendo pressioni massicce. Sono sicuro che i giudici della Corte internazionale oggi vengano ricattati, minacciati, vessati e intimiditi dagli Stati Uniti, da Israele e dai loro sostenitori affinché si pronuncino contro la Repubblica sudafricana”.
Il prof. Boyle ha aggiunto che l’amministrazione Biden e i britannici potrebbero essere incriminati, ai sensi dell’articolo 3 della Convenzione sul genocidio, per complicità nel commettere lo stesso. Nel complesso, è convinto che la causa del Sudafrica sia solida e che, in caso di successo, avrà implicazioni enormi a livello globale.
Il giurista ha riferito che l’Avv. Malcom Shaw, che rappresentava lo Stato di Israele, ha tentato di invalidare il procedimento per motivi tecnici, la mancata esistenza di una “disputa” tra le due parti, che richieda l’intervento di una terza parte. Il Prof. Boyle ha confutato questa argomentazione, sulla base del precedente costituito dalle cause da lui vinte all’Aia.
Degno di nota è anche il fatto che Boyle abbia accusato un altro avvocato di Israele, Christopher Staker, di aver “mentito spudoratamente”, in merito a un’ordinanza ottenuta da Boyle nel settembre 1993. Staker sosteneva che la CIG avesse respinto un’ulteriore richiesta, quella per un’ingiunzione alla Jugoslavia di “cessare e desistere” dal genocidio dei bosniaci. Se è vero che la Corte respinse l’ulteriore misura provvisoria, è solo perché si trattava di una ripetizione della sentenza di aprile e quindi non ritenne necessario emettere una seconda sentenza. La Corte invece ordinò “l’attuazione immediata ed efficace di quelle misure [precedenti]” contro il genocidio.
L’intervento del Prof. Boyle alla riunione dell’IPC è disponibile al link: https://eir.news/2024/01/a-expert-legal-view-israel-lied-through-their-teeth-why-south-africas-case-is-justified/.