Mentre i media e l’establishment transatlantico addirittura si rallegrano del cosiddetto “fallimento” del secondo vertice tra il Presidente americano Trump e il Presidente nordcoreano Kim Jong-un, l’incontro ha fatto registrare progressi, anche se non è stato concluso un accordo.

I media nordcoreani, a differenza di quelli statunitensi, hanno sottolineato il “costruttivo scambio di opinioni” e la disponibilità di Kim a continuare i colloqui. Concretamente, subito dopo il vertice è stato annunciato che la Corea del Nord manterrà la sospensione dei test missilistici e nucleari, mentre il Pentagono ha reso noto che le grandi manovre assieme alla Corea del Sud, viste come provocazione dal Nord, non si terranno, come altrimenti previsto, mentre continueranno i negoziati.

È chiaro che, dopo tanti anni di mancanza di rapporti ad alto livello, v’è bisogno di più tempo per un accordo finale accettabile da ambo le parti. È importante che l’intero processo sia coordinato con il Presidente sudcoreano Moon e col Presidente cinese Xi Jinping. Entrambi hanno appoggiato la riconciliazione. Dopo il vertice, il Segretario di Stato americano ha personalmente aggiornato i Ministri degli Esteri di Cina, Corea del Sud e Giappone.

Le stesse potenze regionali, con l’aggiunta della Russia, stanno agendo per impedire un’escalation della crisi tra le due potenze nucleari India e Pakistan, scoppiata dopo un attacco terroristico in Kashmir apparentemente partito dal territorio pakistano, seguìto da una rappresaglia indiana.

Mentre il Presidente americano Trump riafferma l’impegno a risolvere i conflitti geopolitici nel mondo, i neocon dentro e fuori della sua Amministrazione alimentano la crisi in Venezuela con un’aperta ingerenza negli affari interni di quel Paese e con la minaccia di un intervento militare. Anche qui Trump dovrebbe capire il paradosso di un’operazione di regime change del tipo che ha spesso denunciato. Il Presidente venezuelano Maduro ha auspicato, riferendosi al collega di Washington, che egli possa proprio fare così “nonostante le proprie differenze ideologiche”.

Ciò darebbe nuovo impeto al “nuovo paradigma” nelle relazioni internazionali, basato sulla cooperazione win-win invece che sulla geopolitica. Come ha sottolineato Helga Zepp-LaRouche (foto), questo comporta la costruzione di un ordine superiore che prenda in considerazione ciò che è vantaggioso per ogni nazione ergendosi prima al livello dell’umanità nel suo insieme, i cui interessi vanno promossi e protetti, e accordando gli interessi regionali e nazionali con quell’insieme.