Il Direttore del Programma Alimentare Mondiale dell’ONU David Beasley, dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace di quest’anno, ha saggiamente sfruttato l’attenzione dei media per lanciare un “appello all’azione” mondiale per combattere la fame. Il PAM ha bisogno urgentemente di altri 6,8 miliardi di dollari nei prossimi mesi per scongiurare la minaccia di una carestia, che si è fortemente aggravata a causa della pandemia di Coronavirus e del crollo delle catene di approvvigionamento alimentare.
Solo nel 2020, ha sottolineato Beasley il 13 ottobre, 7 milioni di persone sono morte di fame – un numero davvero sbalorditivo. Inoltre, un milione di vite sono andate perdute a causa del Covid-19. Ma questo è solo l’inizio, ha avvertito, “se non sconfiggiamo il Covid, il tasso di morte per fame potrebbe essere 3, 4, 5 volte superiore”.
Negli ultimi tre anni, prima del Covid, il numero di persone sull’orlo della fame era passato da 80 milioni a 135 milioni – e ora la cifra è raddoppiata fino a 270 milioni, come ha osservato Beasley il 9 ottobre. “E francamente, mentre c’è chi col Covid fa centinaia di miliardi di dollari, stiamo affrontando la peggiore crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale. Bisogna aumentare gli sforzi”.
L’Unione Europea farebbe bene a prendere nota dei moniti di Beasley sulle tre principali conseguenze, se la fame non viene arrestata, una delle quali è la “migrazione di massa”. Le altre due da lui citate sono le carestie “letteralmente di proporzioni bibliche” e le destabilizzazioni. “C’è una cura contro la fame, e si chiama cibo”. E abbiamo bisogno di soldi per farlo arrivare alle persone che hanno bisogno di aiuto”.
Helga Zepp-LaRouche ha sostenuto pienamente l’appello del PAM in una dichiarazione in cui ha anche esortato la comunità internazionale a rispondere all’appello lanciato da Philip Tsokolibane, leader del movimento larouchiano in Sudafrica (vedi sotto). La crisi sottolinea l’urgenza della proposta della signora LaRouche per un comitato internazionale “Per la Coincidenza degli Opposti” per dar vita ad un sistema sanitario globale. Si tratterebbe di creare partnership tra personale della sanità, medici in pensione, infermieri, forze dell’ordine, università, ecc. sia nel settore avanzato, che in quello in via di sviluppo, in particolare in Africa. Un obiettivo importante sarebbe quello di “formare i giovani in modo che possano fungere da personale ausiliario” nella tradizione del programma del CCC allora portato avanti dal Presidente degli Stati Uniti Franklin Roosevelt).
Altrettanto importante quanto la creazione di squadre di operatori sanitari, prosegue la signora LaRouche, è organizzare la catena necessaria di approvvigionamento alimentare. In Europa e negli Stati Uniti, ci sono molti agricoltori altamente qualificati che stanno perdendo le proprie imprese, o sono impossibilitati a produrre a causa delle assurde condizioni create dal sistema monetarista e neoliberista. “L’unico modo per combattere questa carestia è raddoppiare la produzione di cibo e poi avviare un enorme sistema logistico per aiutare le persone che muoiono di fame, ma allo stesso tempo, costruire infrastrutture, un sistema sanitario mondiale e iniziare a sviluppare un’agricoltura moderna nel quadro di tali partnership”. Questa crisi umanitaria senza precedenti mette alla prova il “carattere morale dell’umanità”, ha concluso la fondatrice dello Schiller Institute. Come ha detto Beasley, c’è abbastanza ricchezza nel mondo per far sì che nemmeno un solo bambino debba patire la fame, figuriamoci morire, ma ciò richiede un profondo cambiamento politico, abbandonando il sistema neoliberista attualmente dominante, verso un sistema in cui ogni vita umana conti.