La telefonata del 12 febbraio tra Donald Trump e Vladimir Putin ha avuto un seguito che dimostra come l’intento dei due leader sia quello di forgiare una partnership che vada oltre la fine della guerra in Ucraina. Trump ha descritto il colloquio in un post su Truth Social come “una telefonata lunga e altamente produttiva con il presidente Vladimir Putin… Abbiamo discusso di Ucraina, Medio Oriente, energia, intelligenza artificiale, forza del dollaro e vari altri argomenti”, tra cui “il grande beneficio che un giorno avremo nel lavorare insieme”.
La telefonata si è inserita in una rapida serie di sviluppi che hanno lasciato angosciati i leader europei, soprattutto quando è stato chiarito che essi non erano stati invitati a partecipare al dialogo, nonostante la servile collaborazione nella guerra in Ucraina iniziata dall’amministrazione Biden e dalla NATO per “indebolire” la Russia.
Lo stesso giorno il Senato degli Stati Uniti ha confermato Tulsi Gabbard a direttrice della National Intelligence. Gabbard è nota per le sue critiche alla comunità d’intelligence, soprattutto a causa delle valutazioni che hanno prodotto una serie di guerre infinite, spesso influenzate dall’intelligence britannica. Per questo, quelli che in Italia chiameremmo i “servizi deviati” si stavano organizzando freneticamente per sconfiggerne la nomina, accusandola di sostenere “teorie complottiste” e di essere portavoce di “dittatori brutali” come Putin e Assad.
Due eventi successivi hanno aumentato la costernazione dei leader europei. Secondo i media, un discorso pronunciato dal Segretario alla Difesa Pete Hegseth alla riunione del Gruppo di contatto della NATO per la difesa dell’Ucraina a Bruxelles ha lasciato l’Alleanza in “disordine”. Hegseth ha detto che la guerra in Ucraina deve finire alle condizioni degli Stati Uniti, tra cui: il riconoscimento che è “irrealistico” tornare ai confini dell’Ucraina del 2014; il fatto che l’adesione alla NATO per l’Ucraina non avverrà; qualsiasi missione di pace dispiegata sarà una “missione non NATO” e non includerà truppe statunitensi. Ognuno di questi punti contraddiceva le richieste avanzate dai governi europei.
Il giorno successivo, il vicepresidente J.D. Vance ha fatto scoppiare una bomba alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. “La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno. Ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno, l’arretramento dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali”, ha detto Vance, riferendosi ad azioni come il rovesciamento delle elezioni in Romania, la censura delle voci dissenzienti e l’esclusione dalla conferenza di presunti partiti estremisti di destra e di sinistra.
E mentre il 17 febbraio i leader europei si riunivano a Parigi per formulare una risposta all’offensiva di Trump, il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov (foto) erano in viaggio verso l’Arabia Saudita per preparare il vertice dei Capi di Stato, a seguito di una conversazione telefonica che li ha visti impegnati a mettere fine alla mancanza di dialogo che ha prevalso negli ultimi tre anni. Per quanto riguarda gli avviliti europei richiamati a Parigi da Macron e Starmer, essi hanno solo potuto constatare una profonda spaccatura e il vertice si è concluso con un nulla di fatto.