Mentre la crisi finanziaria globale si avvicina ad un punto cruciale sul tema Grexit, gli schemi geopolitici condotti in Europa centrale e in Asia hanno rafforzato la dinamica fondamentale verso una guerra globale. I miopi leader del G7, spinti dal Presidente Obama e dal Primo ministro Cameron, hanno alimentato questa dinamica decidendo di proseguire la loro politica ostile verso la Russia.

Il 7 giugno, ancor prima della conclusione del G7, la Casa Bianca ha annunciato che “il Presidente Obama e la Cancelliera Merkel” hanno concordato l’estensione delle sanzioni contro la Russia finché Mosca non rispetterà gli accordi di Minsk. Nel frattempo, l’Occidente fornisce assistenza militare a Kiev, che ha approvato una legge per permettere a truppe straniere di combattere sul suolo ucraino a fianco delle forze regolari.

Il 6 giugno il Presidente russo Vladimir Putin aveva dichiarato che Mosca considera gli accordi di Minsk 2 l’unica via per una soluzione in Ucraina, ma è il governo di Kiev a non rispettare i punti stabiliti nell’accordo e continua a rifiutarsi di considerare i cosiddetti separatisti come una controparte. Putin ha fatto queste affermazioni in una lunga intervista a Il Corriere della Sera, pubblicata anche sui principali quotidiani europei e sul sito web del Cremlino (vedi).

Putin ha anche chiesto una spiegazione del perché i leader europei che avevano mediato l’accordo tra il governo ucraino e il Maidan il 23 febbraio 2014 non hanno sconfessato ciò che è accaduto successivamente, quando la fazione violenta del Maidan ha stracciato l’accordo e compiuto un colpo di stato.

Putin ha affrontato anche il tema dei rapporti con l’UE in generale. Mosca vuole la cooperazione economica con l’Europa, ma l’UE vuole “costruire un nuovo muro” tra la Russia e l’Europa orientale, ha detto.

Invece di rispondere ai temi sollevati dal Presidente russo, i leader del G7 hanno continuato a lanciare ultimatum. Arrivato in Baviera, Obama ha esortato a “ergersi contro l’aggressione russa”, mentre Angela Merkel dichiarava alla televisione tedesca ZDF: “Dovremmo mandare un segnale fermo. Sanzioni non fini a se stesse, ma sanzioni. per raggiungere uno scopo”.

Allo stesso tempo i leader UE, appoggiati da Washington, stanno spingendo al limite lo scontro con la Grecia. Come abbiamo già scritto, non sono in ballo solo le piccole dimensioni del debito greco in quanto tale, ma la catena di Sant’Antonio dei derivati su quel debito e, ancor più importante, l’effetto politico che avrebbe una Grexit stabilendo un precedente e cambiando la natura dell’Unione Monetaria. Si dimostrerebbe che quest’ultima non è “irreversibile” come suole ripetere Mario Draghi, ma è un sistema che può perdere i pezzi ed eventualmente anche sciogliersi. Ciò significa che gli assets denominati in Euro perdono l’etichetta “sicuro”, con le conseguenze immaginabili sui mercati.

Qualunque sia l’esito dei negoziati con la Grecia, l’Euro è finito. L’unica via d’uscita contemplata dall’oligarchia per il sistema transatlantico è la guerra.

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L’intervista a Putin pubblicata dal Corriere della Sera