Lo Schiller Institute internazionale, insieme ai suoi alleati in molti paesi del mondo, ha lanciato una campagna per catalizzare un movimento di massa per chiedere negoziati senza precondizioni allo scopo di risolvere il conflitto Russo-Ucraino prima che questo rischi di innescare uno scontro nucleare. Nelle prossime sei settimane la mobilitazione si articolerà in una serie di dibattiti sulle idee necessarie a creare una “rivoluzione mondiale” per la pace e lo sviluppo, che culmineranno in una giornata di manifestazioni internazionali contro la guerra il 19 febbraio.
Respingendo in blocco la tregua natalizia proposta originalmente dal Vaticano, rilanciata dal patriarca Kirill e accolta da Putin il 6 gennaio, Kiev e la NATO hanno dimostrato di non volere deviare un millimetro dalla guerra a oltranza. Il 5 gennaio il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha reiterato che l’unica opzione è quella di fornire nuove armi all’Ucraina e di rifiutare il negoziato. “Le armi sono – infatti – la via per la pace”, ha proclamato. L’appello è stato accolto dai principali paesi della NATO, con l’amministrazione Biden che, nello stesso giorno, ha annunciato il più grande pacchetto di aiuti militari mai stanziato finora, tra cui cinquanta veicoli da combattimento Bradley. Poco dopo, Parigi ha fatto sapere che fornirà veicoli corazzati AMX-10RC e Berlino che spedirà una quarantina di veicoli Marder. La componente del governo Scholz preme per mandare anche carri armati Leopard. Gli USA hanno chiesto all’Italia di inviare moderni sistemi antimissile SAMP-T.
Kiev chiede molto di più. L’ambasciatore ucraino nel Regno Unito Vadym Pyrstaiko ha detto, il 7 gennaio a Newsweek, che la missione storica del suo paese è distruggere la Russia, se necessario al prezzo di sacrificare la nazione e il popolo. “Non sono molte nel mondo le nazioni che si permettono di sacrificare tante vite, tanti territori e decenni di sviluppo allo scopo di sconfiggere l’arcinemico”.
Ora, nonostante le inutili, enormi perdite di vite umane, la “NATO Globale” è intenta ad aprire un secondo fronte, stavolta nell’Asia-Pacifico e rivolto principalmente alla Cina, ma anche alla Russia. A questo proposito, il Giappone ha adottato una nuova Strategia di Sicurezza nazionale che consente la rimilitarizzazione e che sembra in buona parte ricalcata sulla dottrina americana. Allo stesso tempo continuano le provocazioni contro la Cina su Taiwan, come la visita di una delegazione liberale tedesca guidata da Marie-Agnes Strack-Zimmermann, versione appena più giovane di Nancy Pelosi.

(Nella foto la conferenza di ieri con Helga Zepp-LaRouche, Scott Ritter, Ray McGovern e due esperti militari francesi)