L’iper-propaganda prima, durante e dopo l’atteso vertice NATO a Vilnius non riesce a nascondere la fine dell’era unipolare. Il comunicato finale contiene le solite definizioni della Russia come nemico da distruggere, del quale si esige “il ritiro completo ed incondizionato” dall’Ucraina “entro i confini riconosciuti internazionalmente”, cosa che ovviamente non avverrà mai. Nel frattempo, si spera che il complesso militare industriale giri a pieno regime e permetta al sistema finanziario di rimandare il trapasso. Non mancano i paragrafi dedicati alla Cina e alla “sfida ai nostri interessi” posta da Pechino, alla quale si chiede di troncare i rapporti con la Russia. Cosa che ovviamente non avverrà mai.
Benché quasi tutti i presenti abbiano promesso sostegno all’Ucraina fino alla “vittoria”, di sostanza se ne è vista poca, a parte il precedente annuncio USA, che ha dominato il vertice, riguardo alla fornitura di bombe a grappolo a Kiev. Poiché tali armi sono state bandite da 10 paesi nel 2008 (anche se non da USA e Russia), la decisione ha sollevato un’ondata di proteste in tutto il mondo, ma non dai leader riuniti a Kiev. Dal punto di vista militare, le bombe a grappolo non cambieranno il corso del conflitto. Economicamente ed ecologicamente trasformeranno il territorio ucraino, uno dei principali produttori di frumento del mondo, in una landa inutilizzabile per i prossimi decenni. Ma soprattutto in termini umani, il danno inflitto alla popolazione sarà irreversibile. Questo è precisamente il motivo per cui furono bandite, anche dagli stessi paesi dell’UE che oggi si spellano le mani negli applausi.
Ma l’aspetto più eloquente di tutti è la spiegazione fornita da Biden stesso sul perché sia stata presa una decisione così controversa. In un’intervista trasmessa il 9 luglio dalla CNN, ha dichiarato: “Questa guerra ha a che vedere con le munizioni. Ed essi [gli ucraini] sono a corto di munizioni e noi ne abbiamo poche”. In altre parole, contrariamente alla propaganda, non si riesce a scalfire la Russia. Successivamente la dichiarazione di Biden è stata smentita, ma il segretario di Stato Blinken ha confermato che “le scorte nel mondo e in Ucraina” stanno “per esaurirsi” (NBC, 11 luglio). Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale John Kirby ha commentato cinicamente che in ogni caso il numero delle vittime delle bombe a grappolo sarà inferiore a quello dei civili uccisi dai russi!
La spudorata ipocrisia di chi predica i “valori occidentali” e continua ad intensificare una guerra che non si può vincere è sempre più evidente e dovrebbe suscitare proteste di massa in tutto il mondo. Lo Schiller Institute si sta adoperando per costruire una coalizione dei movimenti per la pace e parteciperà alle manifestazioni indette per il 6 agosto, nell’anniversario della bomba su Hiroshima, in Europa, Nord, Sud America e nel resto del mondo (vedi foto).