Anche se i sondaggi d’opinione in Slovacchia avevano indicato che il partito nazionalista di sinistra di Robert Fico (foto) avrebbe potuto vincere le elezioni politiche, l’esito del voto del 30 settembre ha provocato uno choc negli ambienti geopolitici europei. Con quasi il 99% delle circoscrizioni elettorali scrutinate nella prima mattinata di domenica, il partito di Fico “Direzione – Socialdemocrazia slovacca” (Smer-SSD) ha ottenuto il 23,3% dei voti, nettamente davanti al partito centrista Slovacchia Progressista (PS) di Michal Šimečka, vicepresidente del Parlamento europeo, che ha ottenuto solo il 16,8%.
Fico ha ora il mandato per formare un nuovo governo ed avvierà negoziati per una coalizione. Il risultato conferma che il malcontento popolare nei confronti delle politiche antirusse dell’attuale governo è aumentato in modo massiccio negli ultimi mesi. Fico ha chiarito che, una volta eletto, ripristinerà buoni rapporti con la Russia e interromperà gli aiuti militari all’Ucraina, pur continuando a fornire aiuti umanitari. Quasi tutti gli altri partiti eletti in parlamento vogliono continuare con la politica antirussa. La Slovacchia, un piccolo Stato membro dell’UE e della NATO, che confina direttamente con l’Ucraina, è stata finora uno dei principali canali per l’assistenza militare occidentale a Kiev ed uno dei più fermi sostenitori politici e militari di Kiev.
Tra i primi leader stranieri che si sono congratulati con Fico figura il primo ministro ungherese Viktor Orban, che si è rallegrato per la vittoria elettorale di un “vero patriota”, ritenendola benefica per l’Europa. Orban, ovviamente, è il tormento della Commissione UE.
Ma la Slovacchia non è l’unico problema per i geopolitici occidentali. Nella vicina Repubblica Ceca, 100.000 manifestanti si sono riuniti in Piazza San Venceslao a Praga il 16 settembre, per protestare contro la NATO e il proseguimento della guerra in Ucraina. La folla ha scandito: “Fermate la NATO! Fermate la guerra!” e ha chiesto una soluzione pacifica. Ha inoltre chiesto le dimissioni immediate del governo di Fiala, considerato un fantoccio della NATO e dell’Unione Europea. La manifestazione è stata organizzata dal partito PRO di Jindrich Rajchl, che aveva preso parte anche alle grandi manifestazioni contro gli alti prezzi dell’energia, dovuti alle sanzioni contro la Russia e alla speculazione, imposti tra lo scorso autunno e l’inizio di quest’anno.
Infine, a Bruxelles si teme che la Polonia, un altro dei principali punti di transito per l’assistenza all’Ucraina, possa essere la prossima tessera del domino a cadere, se il governo estremamente antirusso del partito PiS sarà sostituito dall’opposizione PO dopo le elezioni politiche del 15 ottobre. Guidato dall’ex primo ministro Donald Tusk, il PO ha tenuto un’imponente manifestazione di massa di “un milione di cuori per la Polonia” a Varsavia il 1° ottobre. Una precedente marcia il 4 giugno aveva portato 500.000 persone nelle strade della capitale e da allora il partito ha guadagnato terreno nei sondaggi.
Tusk ha caldeggiato l’unità delle forze contrarie alle politiche repressive del governo PiS, rivolte in particolare contro tutti coloro che non sostengono la narrazione ufficiale antirussa. Al comizio ha partecipato anche il leader degli agricoltori radicali Michał Kołodziejczak, che si candida con il partito PO. Gli agricoltori hanno levato gli scudi contro la decisione di aprire il mercato polacco al grano ucraino, a spese dei produttori polacchi.