di Liliana Gorini, presidente di MoviSol
Da domani, 6 novembre, fino al 6 dicembre, 4 regioni classificate come “zona rossa”, tra cui la Lombardia in cui vivo, entreranno nuovamente in lockdown, come nel marzo scorso. A nulla sono serviti gli sforzi di baristi e ristoratori, che hanno sanificato i propri locali, distanziato i tavoli, mantenuto scrupolosamente le regole previste dai precedenti DPCM. Molti di questi esercenti dovranno chiudere bottega a seguito di questa decisione, vista da molti come ingiusta, e mirante a colpire ancora una volta la Lombardia, già duramente colpita lo scorso marzo, e che è da sempre il motore dell’economia nazionale. Il sistema sanitario lombardo è sicuramente in sofferenza, così come lo è anche quello campano, laziale e di quasi tutte le regioni italiane, che rientrano invece nella fascia arancione o gialla. Abbiamo assistito a un rivoltante scaricabarile tra regioni e governo, su chi dovesse prendere questa decisione impopolare, come se la questione principale fossero le prospettive elettorali di questo o quel partito, invece che la salute e la sopravvivenza economica del nostro Paese.
Il governo ha avuto sei mesi per prepararsi a questa seconda ondata, che era stata preannunciata già dal luglio scorso, eppure non ha mosso un dito per potenziare il sistema sanitario, per assumere medici, paramedici e infermieri, per organizzare tamponi di massa (ci vogliono file di 10 ore per i drive in in cui si eseguono i tamponi). Eccezion fatta per un ridicolo bonus monopattini, che ha incrementato gli incidenti stradali, e una spesa smisurata per dei banchi con le rotelle che arrivano solo ora che le scuole chiudono, e ove fossero arrivati in tempo, sono scomodi e non consentono di aprire un libro e un quaderno contemporaneamente, dal governo sono arrivate le solite vuote promesse sui “ristori” alle categorie colpite dalla gravissima crisi economica, in attesa dei quattro spiccioli del Recovery Fund concordato con l’Europa che sono vincolati ad altre misure di austerità, le stesse che ci hanno portati in questa situazione (tra cui i tagli draconiani ai posti letto negli ospedali). Nessuno crede che i “ristori” arriveranno rapidamente, c’è chi attende ancora la cassa integrazione di maggio.
Invece di investire fin da luglio nella sanità, nei trasporti, che sono stati veicoli del contagio per il sovraffollamento con la riapertura delle scuole, nei tamponi e nel personale medico, il governo è stato a guardare, fino a quando il contagio e il tracciamento sono sfuggiti a ogni controllo, e il lockdown era la prevedibile conseguenza.
Quanto ai “ristori”, al MES che è un prestito a tassi da usura, ed al Recovery Fund, MoviSol propone da anni misure ben diverse, tra cui la netta separazione bancaria, per togliere ogni garanzia dello Stato agli speculatori e liberare risorse per l’economia reale e l’occupazione, e la creazione di un sistema creditizio hamiltoniano, con l’emissione di titoli di stato che coprano gli investimenti produttivi, tra cui quelli nella sanità e nella scuola.
Il Movimento Solidarietà, e il suo omonimo in Germania, il BueSo, hanno lanciato la scorsa settimana una proposta, per debellare il virus invece di “conviverci” come ci invita a fare il governo. La chiave di volta sono i tamponi di massa, come in Cina e in Slovacchia. La pubblichiamo nuovamente qui di seguito nella speranza che chi la legge la condivida e la mandi a chi di dovere, amministratori locali, politici, strutture sanitarie. La Slovacchia, che non è certo un paese ricco, con l’aiuto dell’esercito ha già sottoposto a tampone 3.652.332 persone lo scorso fine settimana, e intende sottoporre a tampone tutta la popolazione. Chi risulta positivo va in quarantena, gli altri possono condurre una vita normale. E’ questa l’unica alternativa ai lockdown come quello che inizia domani, e che distruggerà ciò che resta della nostra bistrattata economia.