Il 14 novembre in Australia alcuni membri del Citizens Electoral Council (CEC), un partito politico registrato a livello nazionale, stavano occupando uno spazio presso la Fiera Agricola di Albany, nell’Australia Occidentale, per presentare le proprie idee al pubblico, quando un funzionario della polizia federale, in compagnia di cinque poliziotti statali e di altre guardie, si sono precipitati su di essi. Dopo aver tormentato gli attivisti, due dei quali sulla novantina, soprattutto per la loro “posizione sui musulmani”, la polizia ha impartito un ordine di “allontanamento”, esigendo che lasciassero la città entro un’ora e mezza e che annullassero qualunque attività prevista ad Albany o a Perth per il periodo dal 13 al 15 novembre, in cui era in visita ufficiale in Australia occidentale il principe Carlo, pena l’arresto immediato per motivi di anti-terrorismo. La segretaria del CEC in Australia Occidentale, Jean Robinson, che è stata più volte candidata alle elezioni, ha ricevuto l’ordine di allontanarsi di oltre 25 kilometri da Albany entro le 11:15, ora d’arrivo di Carlo all’aeroporto, pena il solito arresto. In aggiunta, l’attivista 93-enne Vincenzo Zumbo di Albany, un veterano della Resistenza anti-fascista in Italia, ha ricevuto l’ordine di tornarsene a casa e rimanervi fino al termine della visita di Carlo e Camilla, alle quatto del pomeriggio. Interpellata sulle misure drastiche adottate, senza precedenti, la polizia ha risposto: “Ciò che è accaduto a Parigi è un GRAN problema”, riferendosi agli attentati di Parigi di qualche ora prima, e ha aggiunto che queste erano misure per la sicurezza di Carlo durante la sua visita dell’Australia Occidentale.

Per tutta risposta, il 16 novembre il segretario nazionale del CEC Craig Isherwood ha pubblicato la seguente dichiarazione da Melbourne, dove si trova l’ufficio centrale del CEC:

“Si tratta di una palese frode. Perché la polizia non ha applicato le medesime misure ‘anti-terroristiche’ anche ai danni del Partito Laburista o del Partito Liberale o del Partito Nazionale, tutti quanti rappresentati alla fiera di Albany? Il CEC non costituisce una ‘minaccia terroristica’ maggiore di quella dei partiti dell’establishment. Siamo un partito politico da ventisette anni e le nostre proposte politiche sono ben note nel Paese. Tenuto conto che il CEC è l’ala australiana del movimento internazionale guidato da Lyndon LaRouche – che come sanno tutti ha avuto forti dispute con Carlo e la sua famiglia da decenni – la polizia sapeva con chi stava trattando ad Albany. L’ordine di questa inaudita ingerenza nella politica australiana è giunto quindi dal principe Carlo in persona oppure è stato da lui approvato. Chiunque sa che le nostre agenzia di sicurezza, l’Organizzazione per l’Intelligence e la Sicurezza Australiana (ASIO) e il Servizio Segreto di Intelligence Australiano (ASIS) sono gestiti rispettivamente dal MI5 e dal MI6, i quali a loro volta rendono conto alla Corona britannica. Noi siamo una patata così bollente che i poliziotti locali non avrebbero deciso una tale azione oltraggiosa in autonomia”.

“Se la polizia vuole indagare su qualcuno per terrorismo, perché non comincia da Carlo stesso? Come abbiamo documentato, noi e i nostri esperti a livello internazionale, nessuno ha fatto di più di lui nel contribuire a creare l’apparato del terrorismo internazionale, specialmente attraverso le sue intime relazioni con le famiglie reali saudita e del Qatar. La direzione, infatti, del suo Centro di Oxford per gli Studi Islamici è popolata di difensori, organizzatori e/o finanziatori del terrorismo internazionale quali il principe Turki bin Faisal. Insieme al suo cugino regale Bandar bin Sultan, che fu tra gli otto reali stranieri invitati al matrimonio di Carlo e Camilla, finanziarono l’ascesa di al-Qaeda e dell’ISIS e sono stati imputati per aver orchestrato e finanziato gli attentati dell’11 settembre 2001. Abbiamo documentato tutto questo in alcune presentazioni durante la conferenza nazionale del CEC, il 28-29 maggio 2015 a Melbourne, dal titolo “Il Ponte Terrestre Mondiale. Pace sulla Terra, Buona Volontà per tutti gli Uomini”. Ad esempio, quando gli avvocati dei familiari delle vittime del’11 settembre visitarono Londra nel 2003 per indagare sulla pista saudita di finanziamento del terrorismo internazionale, si scontrarono contro un muro. Come riferì l’autore Mark Hollingsworth in La babilonia saudita: tortura, corruzione e insabbiamenti all’interno della Casa dei Saud: “I rapporti tra il principe Carlo e membri di primo piano della Casa dei Saud hanno creato problemi e ostacoli seri alle agenzie britanniche impegnate a indagare sulla pista saudita del terrorismo internazionale, stando alle fonti del braccio speciale”.

“Da decenni ormai, la Gran Bretagna è nota come ‘Londonistan’ presso le agenzie europee e non solo, a causa del suo sostegno del terrorismo internazionale. Più noto è stato il ruolo della moschea di Finsbury Park a nord di Londra negli anni Novanta sotto le direttive dell’infame Abu Hamza, il cui personale è stato coinvolto in dozzine di attacchi terroristici, compresi l’11 settembre, la bomba del 7 luglio 2005 alla metropolitana di Londra che uccise cinquantadue persone e ne ferì altre settecento, nonché la strade di Charlie Hebdo a Parigi. In tutti questi casi, l’MI5, l’MI6 e Scotland Yard sapevano che cosa sarebbe accaduto? Abu Hamza stesso testimoniò presso una corte americana di aver lavorato per l’MI5″.

“La realtà, ha sostenuto Lyndon LaRouche in un ennesimo incontro pubblico il 14 novembre, è che il terrorismo internazionale è diretto dalla corona britannica per scopi imperiali. Ciò include l’eliminazione della nazione sovrana, come è stato fatto in Iraq e in Libia ed è pianificato per la Siria; per ridurre la popolazione mondiale e per creare pretesti, come con l’11 settembre, per imporre stati di polizia man mano che il mondo viene trascinato verso un crac finanziario globale peggiore di quello del 2008. Questo include la Gran Bretagna stessa, in cui i capi dell’ MI5 e MI6 lanciano un avvertimento dopo l’altro, e in cui la Corona e la City di Londra si sentono minacciate dall’emergere di Jeremy Corbyn come il nuovo leader laburista, dalla sua politica contraria all’austerità e dalla sua promessa di adottare una legge per la separazione bancaria simile alla legge Glass-Steagall”.

“Quanto al trattamento riservato agli attivisti del CEC ad Albany, non è la prima volta che Carlo tratta l’Australia come se fosse una proprietà privata della famiglia reale inglese. Come abbiamo dimostrato nel nostro comunicato stampa dell’11 novembre, quarant’anni fa Carlo e sua madre imposero il licenziamento del nostro Premier eletto dal popolo, Gough Whitlam, e ora ha la sfrontatezza di visitare questa città nell’anniversario di quell’evento”.