Da quando, il 23 maggio, il presidente bielorusso Lukashenko ha costretto un aereo di linea Ryanair ad atterrare all’aeroporto di Minsk e ha proceduto all’arresto del “giornalista” Roman Protasevich, i politici e i media transatlantici si sono affrettati a denunciare la violazione “oltraggiosa” e “inammissibile” del diritto internazionale e dei diritti umani da parte di un presunto dittatore sanguinario, che avrebbe agito su ordine del suo collega “totalitario” Vladimir Putin.

Quello che queste stesse fonti apparentemente scandalizzate non riportano è che la stessa azione, che è chiaramente illegale, era stata ordinata dal presidente degli Stati Uniti Obama nel luglio 2013, quando l’aereo che trasportava l’allora presidente della Bolivia Evo Morales da Mosca a La Paz fu costretto ad atterrare a Vienna, perché la Casa Bianca sospettava che la “talpa” dell’NSA Edward Snowden fosse a bordo.

In ogni caso, Bruxelles ha rapidamente deciso di reagire imponendo ulteriori sanzioni alla Bielorussia e vietando alle compagnie aeree del paese di utilizzare lo spazio aereo e gli aeroporti dell’UE. Anche il presidente americano Joe Biden ha annunciato sanzioni, mentre il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab ha dichiarato a prescindere che è improbabile che Lukashenko abbia agito senza l’approvazione del Cremlino.

Ma non è tutto. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato in una lettera all’opposizione bielorussa che, se e quando “la Bielorussia si imbarcherà in una transizione democratica”, l’UE varerà un “piano globale di sostegno economico” fino a 3 miliardi di euro. Rivolgendosi al presidente Lukashenko, ha aggiunto poi che “nessun tipo di repressione, brutalità o coercizione porterà alcuna legittimità al suo regime autoritario”.

Ci si può giustamente chiedere perché Ursula von der Leyen ritenga di avere il diritto “democratico” di decidere chi deve governare la Bielorussia – o qualsiasi altro paese (anche in Europa).

Per quanto riguarda il giornalista e blogger Roman Protasevich, che è stato arrestato mentre si recava in Lituania dalla Grecia, le autorità bielorusse lo accusano di complicità in un complotto per rovesciare il governo regolarmente eletto. Anche se non abbiamo informazioni su questo, egli rispecchia il profilo di agente di vari servizi segreti occidentali, avendo lavorato fino allo scorso settembre con il progetto NEXTA, che organizza proteste in Bielorussia e Russia con l’appoggio delle reti occidentali che promuovono il cambio di regime.

Nel 2013 era a Kiev, dove ha preso parte alle proteste del Maidan ed è stato poi mandato in Ucraina orientale. Sostiene di aver agito solo come reporter, ma avrebbe ricevuto un addestramento militare nel battaglione neonazista Azov e avrebbe combattuto al fianco dei miliziani. Secondo il giornalista di guerra britannico Jake Hanrahan, Protasevich non faceva parte direttamente del battaglione neonazista Azov, ma di un’unità bielorussa che combatteva insieme ad esso. Tutto questo, naturalmente, viene nascosto dai nostri media, perché non si adatta alla narrazione di chi in Occidente promuove il cambio di regime.