Nel corso di diciotto settimane di incontri settimanali privati, la coalizione internazionale per la pace (IPC), co-iniziata dallo Schiller Institute, ha costruito un alto livello di cooperazione tra i rappresentanti di organizzazioni internazionali con diverse prospettive politiche, che riconoscono che la spinta alla guerra globale deve essere fermata e vanno promossi la sicurezza e lo sviluppo per tutte le nazioni. Il 13 ottobre si è tenuto il primo incontro pubblico della coalizione.
La fondatrice e presidente dello Schiller Institute Helga Zepp-LaRouche ha aperto la manifestazione, sottolineando che la situazione mondiale è peggiorata drammaticamente con la guerra in Israele e Palestina. Molte domande rimangono senza risposta: Israele è stato davvero colto alla sprovvista o l’avvertimento egiziano è stato ignorato per provocare una schiacciante sconfitta, una volta per tutte, del popolo palestinese? L’intento era quello di sabotare gli accordi tra Arabia Saudita e Iran? Era forse per provocare una guerra più ampia contro l’Iran, o addirittura contro gli stessi BRICS? Qualunque sia il caso, ha sostenuto la relatrice, è necessario impegnarsi per evitare un ulteriore bagno di sangue della popolazione civile attraverso una rappresaglia indiscriminata. Questo è anche il punto di vista dell’opposizione a Bibi Netanyahu in Israele.
La soluzione, ha detto Helga Zepp-LaRouche, è mettere da parte le differenze per evitare una guerra globale, e questo si può ottenere solo con l’approccio della “coincidenza degli opposti” di Niccolò Cusano. La geopolitica deve essere abbandonata e sostituita dal principio di tenere conto degli “interessi dell’altro”, come dal Trattato di Westfalia. Concretamente, oggi questo significa che come l’unico mezzo per la pace deve essere riconosciuta una nuova architettura di sviluppo e sicurezza che si applichi a tutti i Paesi. Le persone devono pensare in modo diverso, rifiutare l’idea che alcuni siano animali o demoni e guardare all’unica umanità. La mente umana, ha detto, è il luogo in cui si trova l’unità del genere umano.
Come azione immediata, durante l’incontro online è stato proposto e accettato di rilanciare, in una petizione, la Risoluzione 242 delle Nazioni Unite del 1967, che richiede il ritiro di Israele dai territori occupati. La risoluzione fu firmata da Israele ma non è mai stata applicata. Essa richiedeva:
1. “Ritiro delle forze armate israeliane dai territori occupati nel recente conflitto; 2. Cessazione di ogni rivendicazione o stato di belligeranza e rispetto e riconoscimento della sovranità, dell’integrità territoriale e dell’indipendenza politica di ogni Stato dell’area e del loro diritto a vivere in pace all’interno di confini sicuri e riconosciuti, liberi da minacce o atti di forza.”
All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, l’ex analista della CIA Ray McGovern, l’ex presidente della Guyana Donald Ramotar, l’ex senatore della Virginia Col. Richard Black (foto), il professore emerito della Bowling Green State University Oliver Boyd-Barrett, il direttore dell’Istituto argentino di studi geopolitici Ruben Dario Guzzetti, la candidata al Senato degli Stati Uniti Diane Sare, oltre a relatori di Pax Christi, del Ghana, del Costa Rica, del Partito Libertario, della Nigeria e del Nicaragua.